PALERMO – «La Regione dichiari lo stato di crisi del comparto della formazione professionale». È la richiesta che gli aderenti all’Istituto Fernando Santi hanno rivolto al presidente della Regione, all’assessore dell’Istruzione e della Formazione professionale ed a quello del Lavoro nonché al presidente dell’Ars «per dare soluzione ai problemi più immediati e alle prospettive di garanzia e di rilancio del settore». Sarebbe l’unico modo per uscire da una situazione di stallo che si protrae ormai da diversi anni. Infatti, dopo il blocco delle attività scaturito da una serie di scandali che portarono a galla una lunga serie di irregolarità nella gestione dei corsi che raramente consentivano ai giovani che li frequentavano di inserirsi nel mondo del lavoro, il sistema si è inceppato. I diversi bandi pubblicati sono stati regolarmente impugnati dagli enti ai quali era stato revocato l’accreditamento, e quindi sospesi dal Tar.
La vicenda è abbastanza nota: la formazione professionale in Sicilia aveva raggiunto un costo di oltre 350 milioni di euro. Gli enti certificavano spese di affitto dei locali in cui tenevano i corsi, a volte anche dieci volte più alte dei costi di mercato. I dipendenti amministrativi erano in numero spropositato. Un vero e proprio business con compra-vendite di enti, in alcuni casi finite nel mirino in inchieste giudiziarie, come quella in cui è stato coinvolto il parlamentare del Pd, Francantonio Genovese. «È noto che gli enti – si legge in una nota dell’Istituto Fernando Santi – non ricevono i finanziamenti loro spettanti, anche a seguito della mancata definizione di innumerevoli procedimenti di rendicontazione; è noto che migliaia di lavoratori sono stati espulsi o stanno per essere definitivamente espulsi dal sistema; è noto che a causa di ritardi ed omissioni, mancata sottoscrizione di accordi quadro, forzature interpretative, direttive e normative di secondo livello che hanno finito per travolgere norme primarie e certezze interpretative, è necessaria la concessione degli ammortizzatori sociali e l’immediato intervento finanziario dello Stato e della Regione per fare fronte al dramma sociale che si è determinato».
La richiesta della dichiarazione dello stato di crisi, secondo quanto si apprende negli ambienti della Formazione professionale, sarebbe una procedura a cui il governo regionale starebbe lavorando. Il presidente Crocetta, nei prossimi giorni, potrebbe inviare al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, la richiesta di dichiarazione di crisi della formazione professionale. Sarà, poi, il ministro a decidere se concedere o no lo stato di crisi.
Ma che fine faranno i dipendenti della formazione professionale? Circa 1.500 avrebbero già le caratteristiche per il pensionamento o prepensionamento, mentre i circa 1.400 ex sportellisti sarebbero impiegati in progetti di politica attiva del lavoro finanzati con fondi Ue. Sarà necessario, però, un intervento legislativo per superare le pastoie del “de minimis”. Bisognerà mettere mano anche alla “legge Poletti” che non prevede la cassa integrazione per la formazione professionale. Ciò per dare la possibilità agli “amministrativi” di non essere abbandonati al loro destino.
C’è da mettere ordine anche nei corsi di Istruzione e Formazione (Ief) per i giovani che continuano gli studi. L’impegno dell’assessore Bruno Marziano è quello di dare la certezza di completare il percorso scolastico fomativo, facendo iniziare i corsi a settembre, in concomitanza con l’avvio dell’anno scolastico ordinamentale.