Catania, la Cesame rivede la luce «Presto sforneremo primi pezzi»
Catania, la Cesame rivede la luce «Presto sforneremo primi pezzi»
Sollievo dopo cinque anni di odissea. Il presidente Sergio Magnanti: «Il marchio è ancora richiesto dal mercato»
CATANIA – La notizia è arrivata il 29 dicembre ed è passata quasi in sordina nel “frastuono” di Capodanno. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta – questa è la novità – ha approvato il contratto di programma settoriale presentato dalla cooperativa Cesame. Oltre 5 milioni di euro il contributo a carico della finanza pubblica che sarà utilizzato in buona parte in conto impianti e una minima parte quale finanziamento da agevolare con contributo in conto interessi. Un passaggio che spiana «magicamente» il via ai passi successivi, rendendo più concreto il sogno di far rivivere qualle fabbrica voluta nel 1955 da un conte brianzolo, Luigi Rusca che credeva nel Sud e dall’avvocato catanese Cosimo D’arrigo e che fu, dopo il biscottificio Colussi, il secondo insediamento nella neonata Zona industriale catanese. «Sì – conferma il presidente della cooperativa dott. Sergio Magnanti, ex Amministratore delegato fino al 2000 – è come se ora fossimo finalmente in discesa dopo la fatica di una salita durata cinque anni: se arriva il sì della corte dei Conti e i decreti di finanziamento, per fine mese si potranno avviare i lavori di ristrutturazione della fabbrica che dureranno circa un anno. I lavori saranno effettuati da un general contractor che consegnerà l’azienda in grado di produrre e commercializzare. Almeno, questo è il nostro programma». Un Capodanno speciale quindi per i soci della cooperativa… «Certo, e per questo ringraziamo tutti coloro che ci sono stati vicini, la Regione in primis e in particolare la Cgil e il segretario etneo della Filctem Giuseppe D’Aquila, con il quale si è stabilito anche un rapporto d’amicizia. Ma vorrei sottolineare soprattutto l’opera svolta dai soci e del Cda. In questi lunghi cinque anni ci sono stati momenti di difficoltà e scoraggiamenti che sono sembrati insormontabili. Ma la cosa più amara è stata constatare come la burocrazia scoraggi qualunque iniziativa imprenditoriale e produttiva. Scontrarsi con questo è terribile. Fa capire perchè è così difficile investire qui da noi. Non potevo, ovviamente ma se fossi stato solo me ne sarei scappato dalla Sicilia». Ma quali sono stati i momenti più duri? «Tanti. Troppi, Quello iniziale, certamente, alla ricerca di uno strumento che ci permettesse di non fare morire la Cesame. Otto mesi senza far nulla alla ricerca di un finanziatore. Poi il periodo di confronto-scontro con una situazione ingarbugliatissima: da un lato con la procedura fallimentare della Cesame spa che diceva una cosa, dall’altro con i commissari subentrati che dicevano altro. E poi la vertenza con Irfis-Unicredit che ci chiedeva 2 milioni per debiti pregressi di Cesame spa e solo grazie all’allora presidente Lombardo siamo riusciti ad avere un aiuto per affrontare anche questa situazione e riuscire ad accendere un mutuo per avere la proprietà del marchio e buona parte dello stabilimento…. E non è certo finita qua». In che senso? «Nel dicembre 2009 al primo incontro al Mise, dove abbiamo presentato la nostra idea imprenditoriale ci siamo sentiti rispondere: “Cesame? Per noi è fallita”. Poi una breve oasi di speranza con la costituzione della cooperativa e la festa nella fabbrica appena riconquistata nel dicembre 2011. E poi l’inutile attesa per il contratto di sviluppo nazionale, che non ci hanno concesso perchè chiedevamo troppo poco (!) e la presentazione della richiesta per il contratto di programma regionale che sembrava proprio della nostra misura. Esisteva, ma non era finanziato per cui abbiamo ricominciato i viaggi a Roma per convincere il Cipe a finanziarlo. E nel frattempo consideri che i nostri soci, che avevano investito nel progetto i loro Tfr sono rimasti senza sostegno alcuno. Tanto che cinque di loro, fra cui 3 più anziani per i quali è scattata la pensione, hanno dovuto abbandonare il loro sogno». Praticamente, un’odissea. E poi? «Nell’agosto del 2013 vengono finalmente sbloccati 80 milioni per il contratto di progranna e si fa il bando. Noi, ovviamente, che eravamo pronti da tempo, siamo stati i primi a presentare la domanda. Il bando si chiude, ma i plichi rimangono lì sigillati: la Regione non aveva le professionalità giuste per valutare le richieste. Altro tempo perso inutilmente: ma si può? A dispetto della grande volontà dei lavoratori di ripartire in tempi brevi, sono trascorsi inutili anni di inattività». E siamo ad oggi, finalmente. Al coronamento di un desiderio. Con quali prospettive? Cesame è ancora un marchio famoso? «Credo fortemente in questo marchio. E la riprova è che i pezzi Cesame vengono ancora richiesti. Solo qualche mese fa da un grand hotel romano che intende ristrutturare le sue duecento stanze ha chiesto di avere la serie Arethusa, una delle nostre serie classiche… E poi non dimentichiamo che negli anni d’oro la Cesame ha ben seminato e c’è un patrimonio potenziale di pezzi da rinnovare o sostituire. E in questi anni abbiamo sempre mantenuto i contatti con l’estero e con i grossisti per i quali la presenza dell’azienda a Catania è stata una risorsa preziosa. Consideri che tuttora per trovare una fabbrica di ceramica sanitaria bisogna arrivare a nord di Napoli. Ecco, non vorremmo tradire la fiducia di chi ha creduto in noi, di chi ha aspettato pazientemente le nostre ceramiche sanitarie, le nostre serie più belle. Per questo, se i soldi arriveranno entro la prima decade di febbraio e tutto andrà bene, presto daremo le prime “risposte”. La ristrutturazione della fabbrica sarà modulare e ogni modulo avrà vita autonoma. E appena almeno uno dei due forni sarà in funzione….. ».