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LA STORIA “CONTROMANO”

Dice “addio” a Brescia e investe 10 milioni in Sicilia: «Mi fido di voi»

Imprenditore scommette sul fotovoltaico nell'Isola: «Non è una follia, vado dove andrà il mercato nei prossimi anni»

Di Mario Barresi |

Quando ieri dal notaio firmava le carte che lo inchioderanno alla sua nuova vita siciliana, magari un grillo parlante – piuttosto saccente quanto dispettoso – gli si sarà posato sulla spalla. Per porre una domanda che, in questo caso,  sorge spontanea: ma chi te l’ha fatto fare?

Eppure Fausto “Tommy” Di Mezza, 50 anni, avvocato e finanziere bresciano, quella vocina non l’ha  sentita. Nemmeno quando stava costituendo la “Dg Energy” sulla quale saranno investiti 10 milioni in Sicilia, «senza ricorrere al sistema bancario», per un ambizioso progetto sul fotovoltaico: in 36 mesi una potenza di 10 Mwh.

Benvenuto al Sud. Di Mezza, dismettendo alcuni asset padani della  “Dmz Investimenti” (la holding di famiglia, gestita col fratello Cesare), fa un viaggio contromano, controcorrente, contro i luoghi comuni. «Ma per me non è una sfida così anomala, non è una follia: sto semplicemente andando dove andrà il mercato delle energie rinnovabili nei prossimi anni: in Sicilia, che è l’isola del sole. Credo molto in questa terra e nella capacità di capire che questo è il settore del futuro». E poi, davanti a un caffè, l’imprenditore (leghista: è stato consigliere e assessore al Bilancio a Brescia, oltre che presidente del consiglio di sorveglianza di A2A) ti stupisce ribaltando la prospettiva canonica. «Ho già avuto modo, in precedenti esperienze, di sfatare ogni stereotipo. In Sicilia ci sono ottimi professionisti, ma anche una pubblica amministrazione che funziona». Certo, qualcuno nel Bresciano l’avrà pure preso per pazzo («Un po’ sì», ridacchia), ma il finanziere aspira all’evangelizzazione: «Magari altri del Nord li porto qui e li convinco pure a salire a bordo».

Intanto, grazie «a un incontro causale che è diventata una solida amicizia», il socio della joint venture l’ha trovato a Mantova, ma è siciliano: Antonino Gennuso, «un imprenditore siderurgico ragusano con forti interessi anche nel settore turistico ricettivo del lusso»; fratello, per inciso, dell’ex deputato regionale Pippo.   

Roba da non crederci. Eppure lui, Di Mezza, ci crede davvero. «Vorrei produrre energia come soggetto indipendente e non  realizzare  mega-impianti per poi rivenderli alle multinazionali estere che capitalizzano le risorse italiane», scandisce. E lo farà, «in linea con le norme più recenti, con impianti di massimo un megawatt, concordando con gli enti locali siti rispettosi del minor impatto possibile», perché «non vogliamo deturpare le vostre bellezze paesaggistiche, ma trovare un giusto equilibrio fra sviluppo e ambiente». I primi due impianti, «fra giugno e agosto», saranno nel Ragusano.

«Mi fido della Sicilia e dei siciliani», sillaba. Tutto molto bello. Anche troppo, in apparenza. Di Mezza svela l’altro sogno parallelo: «Produrre idee, con un business incubator, sfruttare al massimo un’altra fonte naturale di energia che c’è in Sicilia, quella dei giovani talenti».  E la malaburocrazia? E la politica indolente? E la mafia che bussa alla porta per chiedere il pizzo? «C’è anche un’altra porta, quella della Procura, a cui andare a bussare per denunciare. Anche la legalità è un’energia positiva». E nel comitato di gestione di “Dg Energy” c’è già chi ha le idee chiare a riguardo. Virginia Gennuso, 24 anni, laurea alla Luiss e master a Londra, che ha chiesto al socio bresciano «forte tutela ambientale, parità di genere nei board e nel management e rapporti trasparenti e proficui con le istituzioni locali».

Li terremo d’occhio. Per scoprire se questa suggestiva utopia padana diventerà una realtà. Oppure no.

Twitter: @MarioBarresi  

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