ROMA (ITALPRESS) – Una vita nella quale politica e famiglia viaggiano costantemente insieme. La senatrice di Forza Italia Stefania Craxi, presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa di Palazzo Madama, in un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress si racconta attraverso le pagine del suo ultimo libro “All’ombra della storia. La mia vita tra politica e affetti”, edizioni Piemme. “Racconto la storia di una famiglia che é una famiglia politica e socialista, una famiglia che si allargava ad una comunitá, quella socialista a sua volta aperta alla societá civile – le parole di Stefania Craxi -. Avevo capito da subito, da bambina, che mio padre non si sarebbe mai occupato dei miei compiti, delle mie prime cotte, l’unico modo per restare vicino a lui era la politica e cosí ho fatto la mia prima campagna elettorale a 8 anni, zainetto in spalla su e giú per Milano. Anche lui si rese da subito conto che aveva poco spazio da passare in famiglia, cosí viaggiavo molto con lui, accompagnandolo nelle visite ufficiali in giro per il mondo”. Craxi, ripercorrendo quegli anni, ha ricordato: “Mio padre (Bettino, ndr) mi ha lasciato un grande regalo, quello di farmi conoscere il fiato lungo della storia, era un uomo con valori risorgimentali, ottocenteschi ma con una visione moderna, lucidissima e lungimirante mi ha insegnato l’indipendenza e la libertá”. Una storia vissuta tra Milano e Hammamet. In particolare sul capoluogo lombardo spiega: “Se si chiede oggi ad un milanese che cosa pensa della Milano degli anni ’80, chi l’ha vissuta, risponderá “Ridatecela”. Era la Milano delle opportunitá, era la Milano disegnata dai sindaci riformisti, usciva dagli anni drammatici del terrorismo, che aveva anche vogli di divertirsi, era una cittá inclusiva, dove tutti si mischiavano, oggi Milano non é piú cosí, hanno scambiato l’inclusivitá dei diritti con l’inclusivitá sociale, si é dimenticata di essere la capitale economica e morale del paese, ed é diventata una cittá per ricchi single”. Nel libro racconta di due Hammamet: “La prima quella che rappresenta la felicitá, erano gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, infanzia difficile perchê non c’era nulla, per l’adolescenza molto divertente perché era diventata un ritrovo di molti artisti, italiani e francesi, molto vivace, molto viva, improvvisamente poi c’é l’Hammamet 2: il silenzio, la solitudine, l’isolamento, la difficoltá da lontano di farsi sentire, io ancora quella la giudico una storia di infamia che pesa sulla storia repubblicana dell’Italia. Le sentenze di Craxi sono pubbliche, si possono leggere e si puó capire quale é stata l’ingiustizia, dopo di che la mia prima vita si chiude con la morte di mio padre e la politica torna a far parte della mia esistenza, forse non se ne era mai andata”. Stefania Craxi precisa che “nel Paese l’aria é molto cambiata e la storia sta facendo il suo lavoro, prima di quanto io pensassi, questo libro é anche un’ode alla politica, alla buona politica e al suo primato: a quei tempi la politica aveva a che fare con la vita e con la morte, non con la televisione”. La senatrice conclude ricordando gli anni della discesa in campo di Berlusconi: “Papá era contento che Silvio Berlusconi, con lui ha avuto una vera amicizia, avesse fermato la tristemente famosa “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto che avrebbe, probabilmente, regalato al Paese anni di illiberalitá. Sperava anche che si risolvesse il problema dello sconfinamento della giustizia in ambito politico, che si desse una fine politica a Tangentopoli, allo stesso tempo capisce che la politica era cambiata una volta per sempre”. – Foto Italpress – (ITALPRESS). xc3/sat/red 14-Nov-24 19:07