Panetta al Meeting “Cruciale ridurre debito, Ue rafforzi integrazione”

Di Redazione / 21 Agosto 2024

RIMINI (ITALPRESS) – “Il problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto. Un debito elevato rende piú onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitivitá e l’incentivo a investire; espone l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo. L’Italia é l’unico Paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito é pressochê equivalente a quella per l’istruzione. Sottolineo questo confronto perchê é emblematico di come l’alto debito stia gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunitá. Affrontare il nodo del debito richiede politiche di bilancio orientate alla stabilitá e al graduale conseguimento di avanzi primari adeguati”. Cosí il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo al Meeting di Rimini. “La riduzione del debito sará ardua senza un’accelerazione dello sviluppo economico. La strada maestra passa per una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttivitá e della crescita. Questo circolo virtuoso aumenterebbe significativamente le probabilitá di successo e rafforzerebbe la credibilitá delle nostre politiche, alleggerendo il peso della spesa per interessi”, ha aggiunto il governatore sottolineando, inoltre, come “la discussione sulle regole” europee “non sia quella piú importante, noi non dobbiamo ridurre il debito per regole europee, ma perchê é conveniente farlo. Il debito é sostenibile ma se é cosí elevato comporta delle inefficienze, ci costringe a spendere soldi per far fronte a degli errori del passato. Quindi l’esigenza di ridurre il debito prescinde dalle regole europee”. Panetta ha evidenziato i “segnali di vitalitá” per l’economia italiana e questi progressi consentono di guardare al futuro con fiducia. “Senza indulgere in eccessi di ottimismo, dobbiamo partire da essi per costruire uno sviluppo sostenuto, duraturo e inclusivo. La crescita resta l’obiettivo fondamentale per l’Italia, ma per ottenerla dobbiamo affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti”. Poi il Pnrr. “Credo ci siano le condizioni perchê il Pnrr abbia degli effetti positivi sull’economia italiana, nel suo complesso dal 2021 al 2026 avrá un effetto sul Pil di 9% dovuti alla domanda, il reddito potenziale sará piú alto di 4%. Queste sono stime soggette ad una elevata incertezza – ha aggiunto -, ad esempio l’impatto dipenderá dalla qualitá delle riforme, di quanto rafforzeremo la concorrenza, ma credo vi siano le condizioni per avere un effetto persistente e potenzialmente permanente sull’economia italiana. Quello che é importante é che il Pnrr segni un metodo, che lo Stato intervenga con investimenti e riforme, se questo diventerá il modo in cui il pubblico interviene sull’economia gli effetti saranno maggiori”. Il numero uno di Palazzo Koch ha parlato a lungo di Europa ricordando come nel tempo l’integrazione europea “ha portato importanti benefici ai cittadini. L’abolizione delle tariffe doganali interne ha favorito la specializzazione produttiva e la realizzazione di economie di scala, stimolando l’efficienza e la concorrenza e accrescendo l’occupazione e il benessere. Si stima che in assenza del mercato unico il reddito pro capite in Europa oggi sarebbe inferiore di un quinto. Per superare le sue debolezze e tenere il passo con il progresso a livello mondiale – ha sottolineato -, l’Unione europea dovrá avviare riforme profonde ed effettuare investimenti ingenti nei prossimi anni. Tra le riforme, ho giá sottolineato l’importanza di creare una capacitá fiscale comune, senza la quale l’attuale governance europea – caratterizzata da una politica monetaria unica e da politiche di bilancio frammentate a livello nazionale – rimane squilibrata. L’idea che l’Ue possa funzionare efficacemente senza una capacitá fiscale centralizzata é semplicemente un’illusione, e va superata. Una politica fiscale comune correggerebbe questo squilibrio e rafforzerebbe la coesione tra paesi membri, facilitando la realizzazione di investimenti strategici su larga scala. Le autoritá europee hanno ora il difficile compito di garantire prosperitá ai cittadini in un mondo meno stabile e meno aperto. Questo obiettivo richiede progressi in piú direzioni. Anzitutto, é fondamentale proseguire il cammino di integrazione. Un banco di prova per la nuova legislatura europea sará la capacitá di confermare il ricorso a progetti di spesa comuni e di avanzare verso un’unione piú completa e piú integrata sul piano sia finanziario sia fiscale”. Il governatore di Bankitalia ha, inoltre, toccato il tema della crisi demografica, ricordando che nei prossimi decenni “si ridurrá il numero di cittadini europei in etá da lavoro e aumenterá il numero degli anziani. Questa dinamica rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilitá dei debiti pubblici. Per contrastare questi effetti, é essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l’occupazione di giovani e donne, in particolare nei Paesi – tra cui l’Italia – dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed etá sono ancora troppo ampi. Anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura. L’ingresso di immigrati regolari – ha osservato – andrá gestito in maniera coordinata all’interno dell’Unione, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro”. Infine, la Bce. “La politica restrittiva della Bce c’é stata per l’infiammata dell’inflazione. Con il suo intervento si é evitato che questa fiammata divenisse persistente, ovviamente ha avuto degli effetti: ha ridotto l’inflazione e frenato la crescita, ma la fine della restrizione é giá iniziata. Io credo sia ragionevole aspettarsi che si vada verso una fase di allentamento delle condizioni monetarie”, ha concluso Panetta auspicando, quindi, un taglio dei tassi. L’incontro é stato introdotto da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietá. Per Vittadini “non possiamo pensare a uno sviluppo” se non si discute su “come rilanciare la produttivitá, il rapporto tra il prodotto e le persone occupate. Se non siamo in grado di fare questo tipo di intervento strutturale – ha evidenziato -, possiamo godere di tutti gli interventi contingenti, usare il Pnrr, ma dobbiamo chiederci come fare un salto”. “Siamo – ha affermato – in un momento di passaggio: dall’economia finanziaria a un’altra idea di economia in cui si parla di sostenibilitá ed erroneamente si pensa che sia solo il tema del cambiamento climatico”. Invece, per Vittadini, “c’é molto di piú”, cioé “l’idea di rimettere al centro della vita economica uno sviluppo dell’uomo, la persona e un’economia reale”. – Foto xb1/Italpress – (ITALPRESS). xb1/sat/red 21-Ago-24 16:02

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