ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 il segmento brassicolo italiano ha fronteggiato le complessitá derivanti da inflazione e riduzione del potere di acquisto, registrando una contrazione di mercato in termini di produzione, import, export e consumi. Il 2023 per la birra in Italia e’ stato un anno di sfide e complessitá, ma anche di resilienza e capacitá di adattamento. Dodici mesi che, nonostante l’evidente contrazione di mercato, hanno confermato la soliditá del comparto birrario italiano, capace di mantenere viva la propria capacitá di reinventarsi con innovazione e investimenti ma che, oggi, ha bisogno di un sostegno concreto da parte delle istituzioni per tornare a crescere. È quanto emerge dall’Annual Report 2023 di AssoBirra, l’Associazione piú rappresentativa del settore birrario in Italia, presentato, tra gli altri, dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Quello della birra é un settore del Made in Italy che si é sviluppato soprattutto negli ultimi 20 anni. Un comparto che sta investendo molto in innovazione del prodotto e che oggi affianca sempre piú, e completa, l’offerta delle bevande che giá realizziamo nel nostro Paese. A tal riguardo, penso sia importante ricordare quello che abbiamo fatto per le produzioni italiane, e ormai la birra é una di queste, con la legge quadro sul Made in Italy che sta dispiegando i suoi effetti sul tessuto artigianale e industriale”, ha detto il ministro Urso. “Anche il settore brassicolo potrá oltretutto rafforzarsi e innovarsi ulteriormente beneficiando del piano transizione 5.0 che coniuga per la prima volta in Europa transizione digitale, energetica e ambientale, con oltre 13 miliardi di crediti fiscali utilizzabili dalle imprese nel biennio 2023-24. Sará importante poi sviluppare le competenze idonee: a tal fine, il provvedimento prevede che il 10% delle risorse possono essere utilizzate per la formazione del personale. Sará il piano piú avanzato in Europa per rendere piú competitive le imprese italiane”, ha aggiunto. Nel Report si legge che nel 2023 si registra una flessione di produzione (-5,02%), consumi (-5,85%), export (-5,36%) e import (-7,5%) di birra, chiari segnali di un settore che ha sofferto lungo tutto l’asse della filiera produttiva, agricola e della distribuzione fino ai punti di consumo e vendita. Nei primi mesi del 2024 il trend di decrescita sembrerebbe essersi fermato e, qualora la stagione estiva dovesse segnare una ripresa, le prospettive di lungo periodo tornerebbero positive, perchê supportate dalla crescita della cultura birraria e dalla solida reputazione del prodotto brassicolo italiano, come testimoniato dalle ricerche e dai mercati. “Il 2023 é stato un anno particolarmente difficile per il settore birrario. Dopo un decennio di crescita, la crisi innescata dalla contingenza pandemica e la ripresa nel 2022, i consumi si sono ridotti quest’anno di quasi sei punti percentuali”, le parole Alfredo Pratolongo, presidente di AssoBirra. “Per il futuro rimango positivo perchê la birra in Italia é ormai diventata una bevanda da pasto, identificata con la convivialitá informale, apprezzata per le sue caratteristiche di leggerezza, versatilitá, naturalezza e basso contenuto alcolemico, oppure analcolica. Quest’ultimo, non é un fattore da sottovalutare, perchê a monte delle libere scelte di consumo – a tavola e non – la birra é una scelta di piacere che consente di consumare quantitá certe e moderate o nulle e, al contempo, di godere di un gusto rinfrescante e definito, frizzante e piacevolmente amaro, che valorizza per contrasto o assonanza i piú diversi piatti e ingredienti e l’eterogenea ricchezza di sapori del patrimonio culinario italiano”. Il settore brassicolo ricopre un ruolo centrale per l’economia italiana, capace di creare valore e indotto economico e posti di lavoro: il comparto occupa, infatti, oltre 100 mila operatori in oltre 1.000 aziende (1.012 realtá del settore tra birrifici, microbirrifici e malterie), crea un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro (equivalente allo 0,54% del PIL) e, soprattutto, – unica fra le bevande da pasto – versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria. AssoBirra dialoga attivamente con le istituzioni e collabora con le altre associazioni di comparto in una continua opera di sensibilizzazione e consapevolezza dei trend e dei fattori che impattano sulla possibilitá di tornare a crescere, quali il cambiamento climatico, con i conseguenti rincari e la difficile reperibilitá di alcune materie prime, l’aumentato costo dell’energia e, ultimo ma non per importanza, la spinta inflattiva di tutti i prodotti, incluso il largo consumo. Questi fattori hanno generato una riduzione del potere di acquisto generalizzata, particolarmente sentita dal settore birrario a causa del peso aggiuntivo – rispetto alle altre bevande da pasto – delle accise. Questo tipo di tassazione rientra infatti nella costruzione del prezzo della birra sullo scaffale, nei bar, nei ristoranti e nelle pizzerie: un fattore che concorre quindi alla contrazione di mercato, togliendo risorse alle imprese nella filiera e agevolando di conseguenza le importazioni di birra da alcuni mercati a basso carico fiscale. Il sostegno richiesto da AssoBirra é, in primis, un percorso di riduzione strutturale delle accise a cui la birra é soggetta, per poter confermare gli investimenti, e cosí stimolare la ripresa del mercato, generando ricchezza per il nostro Paese. L’obiettivo é ottenere una politica fiscale piú equa, che possa consentire agli attori del settore di fare innovazione, proseguire i piani di sostenibilitá e l’utilizzo di tecnologie avanzate, essenziali per la crescita organica, sostenibile e di lungo periodo del comparto birrario. Secondo i dati di AssoBirra, nel 2023 la produzione di birra in Italia ha raggiunto 17,4 milioni di ettolitri, registrando una contrazione del 5,02% rispetto ai 18,3 milioni di ettolitri del 2022, ma superando i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri) e quasi eguagliando il 2021 (17,8 milioni di ettolitri). I consumi, seppur in calo rispetto al record del 2022 (22,5 milioni di ettolitri), si sono attestati a 21,2 milioni di ettolitri nel 2023, facendo segnare un decremento del 5,85% ma mantenendo una quota che supera il massimo storico di consumo registrato fino all’anno scorso (21,2 milioni di ettolitri nel 2019) e che supera quella del 2021, delineando una crescita di oltre 20 punti percentuali (20,9%) rispetto a dieci anni fa (17,5 milioni di ettolitri nel 2013). L’import di birra ha registrato allo stesso modo una flessione del 7,55% rispetto all’anno precedente, pari a 600 mila ettolitri, con 7,4 milioni di hl a fronte dei circa 8 milioni del 2022. La Germania – che gode di una tassazione 4 volte inferiore a quella italiana – rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 41,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (con una quota del 20,7%), Paesi Bassi (9,8%) e Polonia (9,4%). Tra i paesi non comunitari, che assommano un dato globale del 2,2% dell’import, il maggior esportatore verso il nostro Paese é il Regno Unito, con quasi 95 mila ettolitri su circa 135mila del totale non-UE. Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2022 (3,6 milioni di hl nel 2023, con un -5,36% rispetto ai 3,8 dell’anno precedente). La distribuzione dell’export vede un calo della quota verso il Regno Unito (44,1% vs il 48,2% del 2022, pari a -250 mila ettolitri nel 2022), ma un aumento delle esportazioni verso Albania e soprattutto Francia, con un dato in crescita del 57%. Tra i canali distributivi e di consumo riemerge il fuori casa, che nel 2023 registra un +1,8% rispetto all’anno precedente – di fatto mantenendo gli stessi volumi, con consumi complessivi leggermente inferiori agli 8 milioni di ettolitri – bilanciando in parte l’ampia flessione di consumo domestico del canale GDO, che hanno dovuto fare i conti con una forte elasticitá della domanda e della riduzione del potere d’acquisto. Federico Sannella, vice presidente di AssoBirra con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilitá, ha spiegato che “il processo di transizione ecologica attiene anche al primario, a quel settore agricolo che da tempo si impegna nell’ambito della ricerca nel campo delle materie prime e di un piú sostenibile uso del territorio. Innovazione tecnologica e sviluppo, tuttavia, si nutrono soprattutto di investimenti economici, ed é qui che il ruolo del comparto di trasformazione é strategico, centrale, imprescindibile. In tempi ove i costi dell’energia incidono a tal punto, il cammino verso la neutralitá carbonica necessita di un cambio di strategia, un’azione non piú solo individuale, bensí sistemica, del comparto industriale nella sua interezza”. – Foto Assobirra – (ITALPRESS). xc3/sat/red 13-Giu-24 19:22