Visita del Papa all’Aquila: «Per la ricostruzione serve impegno lungimirante»

Di Redazione / 28 Agosto 2022

 Il Papa oggi ha abbracciato i terremotati dell’Aquila. Sono passati tredici anni da quel tragico sisma in cui persero la vita 309 persone ma «il dolore rimane», dice Francesco invitando però a farne tesoro e a pensare ad un impegno per la ricostruzione «lungimirante» e che veda la collaborazione di «tutti, tutti insieme». 

Era il 2009 ma il centro storico dell’Aquila porta ancora le ferite di quelle scosse. Il Pontefice entra nel Duomo ancora inagibile indossando un caschetto dei vigili del fuoco. Ma loda gli abitanti di questa terra: «Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione». Infine li incoraggia ad andare avanti usando una espressione abruzzese: «Jemo 'nnanzi!». Francesco è all’Aquila per aprire, primo Pontefice da 728 anni, la Porta della Perdonanza, l’antesignana dei Giubilei, nella basilica di Collemaggio. E la parola «perdono» è quella che ricorre maggiormente in questa visita di appena quattro ore che però resterà nella storia della città. «Sia un tempio del perdono – dice parlando della basilica che custodisce le spoglie di Celestino V – non solo una volta all’anno, ma sempre, tutti i giorni. È così, infatti, che si costruisce la pace, attraverso il perdono ricevuto e donato». Il pensiero è innanzitutto per la pace in Ucraina per la quale il Pontefice torna a pregare nell’Angelus. Ma anche per i tanti altri conflitti che ci sono nel mondo. 

E se la visita alla tomba di Celestino V, il primo Papa che rinunciò al suo ruolo di pontefice, aveva nei mesi scorsi alimentato speculazioni, Francesco invece a sorpresa corregge Dante e dice che «erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come colui che fece il gran rifiuto"; «non è stato l’uomo del 'nò, è stato l’uomo del 'sì'. Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili». Benedetto XVI, nella sua visita del 2009, aveva lasciato, come omaggio, il pallio che gli era stato imposto ad inizio di pontificato. Un gesto che, per molti, aveva anticipato la sua decisione del 2013, quella di rinunciare al suo ruolo. 

Bergoglio ha anche rivolto un saluto alla delegazione del mondo carcerario abruzzese, presente all’evento: «Siete un segno di speranza, perché anche nelle carceri ci sono tante, troppe vittime». 

A movimentare la visita del Papa è stato il fuoriprogramma della mattina: una fitta nebbia che ha costretto il pilota dell’elicottero a girare a lungo in aria e ad atterrare poi in un luogo diverso da quello che era stato programmato. Lo ha raccontato lo stesso Francesco dando anche a questo episodio un risvolto evangelico: «Non potevamo atterrare, c'era nebbia fitta, tutto scuro, non si poteva, il pilota dell’elicottero girava, girava, e alla fine ha visto un piccolo buco ed è entrato lì, è riuscito, un maestro». «Con la nostra miseria succede lo stesso», ha spiegato il Pontefice. «Giriamo, giriamo, e alle volte il Signore fa un piccolo buco: mettiti lì dentro, sono le piaghe del Signore», è «la misericordia che viene nella mia, nella tua, nella nostra miseria». 

 

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