Umberto Veronesi, funerali laici sulle note di Beethoven

Di Redazione / 11 Novembre 2016

È iniziata sulle note dei brani ‘Il chiaro di luna’ di Beethoven e ‘Tu che di gel sei cinta’ dalla Turandot la cerimonia laica a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, per l’addio a Umberto Veronesi. L’omaggio musicale è stato eseguito dal figlio dell’oncologo, Alberto, musicista e direttore d’orchestra. Attorno al feretro, sistemato nella sala Alessi, dove ieri e oggi è stata aperta anche la camera ardente, ci sono i figli, i nipoti e la moglie dello scienziato, Sultana Razon. Anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi partecipa alla cerimonia laica. In rappresentanza del governo c’è anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Tra i presenti anche il vice segretario del Partito democratico Lorenzo Guerini, gli ex sindaci di Milano Carlo Tognoli e Gabriele Albertini, l’ex sindaco di Torino Piero Fassino. Tra i rappresentanti del mondo delle imprese l’amministratore delegato di Pirelli Marco Tronchetti Provera con la moglie Afef. Gremita la sala, mentre chi non non è riuscito a entrare può seguire la cerimonia sui maxi-schermi montati davanti in piazza Scala e nel cortile del palazzo comunale. Ai funerali laici sono previsti gli interventi del sindaco di Milano Giuseppe Sala, dell’ex ministro Emma Bonino, del professor Pier Giuseppe Pelicci (direttore ricerca all’Istituto Europeo di Oncologia), del figlio Paolo, anche lui oncologo, e delle nipoti di Veronesi, Elena e Gaia. A quanto si apprende, l’oncologo sarà sepolto al cimitero Monumentale di Milano. Per l’ultimo saluto a Umberto Veronesi sono arrivati a Palazzo Marino, alla camera ardente, anche personaggi del mondo dello spettacolo e rappresentanti delle istituzioni. Come il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni che ha portato il suo saluto alla famiglia, poi ha lasciato il Comune senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. O la cantante Rita Pavone che è stata paziente dall’oncologo e lo ha ricordato così: “A qualunque ora lo chiamassi – ha spiegato – lui c’era sempre, c’era sempre per tutti. Era una persona di una tale cortesia e disponibilità, per me ha fatto molto, ma preferisco tenerlo per me”. Infine l’ex ètoile Carla Fracci arrivata alla camera ardente insieme al marito: “Veronesi ha creato e lascia molto – ha spiegato – ha aiutato l’umanità. È stato così vicino a tutti e sempre sorridente. Questa è la cosa straordinaria di quest’uomo, la sua intelligenza, il suo genio. Èuna grande perdita”. I cittadini che vogliono salutare l’ex ministro e la famiglia attendono il loro turno in piazza della Scala, l’ingresso alla camera ardente è scaglionato dai vigili urbani che presidiano l’ingresso del Comune. Molti di loro sono ex pazienti o donne che sono state operate al seno con la tecnica conservativa introdotta da lui, la quadrantectomia. Nella camera ardente di Umberto Veronesi ci sono le corone di fiori inviate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal presidente del Senato Pietro Grasso, dalla presidente della Camera Laura Boldrini e dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. “In fondo lui che ha sempre predicato l’eutanasia, cioè il diritto di non soffrire, in qualche modo non ha voluto essere curato alla fine”. Lo ha spiegato Alberto Veronesi, figlio di Umberto, ricordando le ultime ore di vita del padre a margine della camera ardente. “Non ha voluto essere ricoverato, non ha voluto nessun prolungamento, ha voluto andarsene e questo è stato inevitabile. Se n’è andato in maniera naturale – ha aggiunto -. Nessuno pensava che ci sarebbe stato un decorso così rapido, pensavamo addirittura di festeggiare i suoi 91 anni il 28 novembre”. “Invece, adesso, ricordiamo l’ultimo compleanno in cui ha raccontato tutta la sua vita”, ha concluso. Il figlio di Umberto Veronesi, Alberto, ha ricordato anche le battaglie del padre, parlando con i giornalisti a margine della camera ardente allestita a Palazzo Marino. “Si è schierato per la liberalizzazione della droga e per tutte le battaglie, dall’eutanasia alla fecondazione eterologa, oltre alle unioni civili, il divorzio e l’aborto – ha spiegato – Ultimamente anche per il referendum costituzionale. Non voglio fare campagna, ma lui ci teneva molto perché pensava che tutto ciò che fa progredire il Paese debba essere sposato e portato avanti”. Quello che “vediamo fuori di è l’affetto enorme di tante persone che sono state salvate da papà – ha detto commentando il flusso costante di persone che arrivano alla camera ardente -. Spesso ce lo dimentichiamo perché era un grande uomo di cultura, di scienza e di idee, ma è stato un grande oncologo. Penso che siano oltre 50 mila le persone che ha salvato, quindi c’è una riconoscenza profonda delle persone”. “Noi siamo affranti perché manca una persona che dava forza, che dava coraggio”, ha concluso. Sala: “Ero malato e mi ha rassicurato” – Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha ricordato il supporto morale, oltre che medico, che Umberto Veronesi gli ha dato quando ha dovuto affrontare il cancro alcuni anni fa. “Quando ho avuto la diagnosi di cancro mi ha rassicurato perché alla fine una persona malata ha bisogno di essere rassicurato dalla medicina – ha ricordato a margine della camera ardente -. Mi sentivo molto protetto, lui in questo era veramente molto bravo. Mi ricordo quando mi disse: ‘Questo è il mio numero di telefono quando hai bisogno chiamami’ – ha proseguito -, io ero una persona qualunque, non che ora non lo sia”. “Alla fine è questo che fa la differenza”, ha concluso. Don Mazzi, l’ho benedetto, a suo modo aveva fede – “L’ho benedetto, a me piace una frase che non piace a molti preti: la fede nasce laddove finisce la religione e credo che quest’uomo di fede ne avesse tantissima, alla sua maniera, lo reputo molto amico anche in questo”. Lo ha detto don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus, uscendo dalla camera ardente di Umberto Veronesi. “È morto un grande uomo, cogliere la sua eredità è difficile. Nascerà qualcos’altro – ha aggiunto Don Mazzi – non c’era solo la scienza in lui, non dobbiamo dimenticare la sua grande capacità politica e sensibilità sociale”. Parlando con i cronisti, Don Mazzi ha ricordato le tante volte in cui “ho avuto bisogno del professore per casi particolari e molto delicati di gente molto povera che doveva essere in qualche maniera aiutata. Èlui è stato sempre molto attento”. “Eravamo molto diversi ma ci siamo incontrati tantissime volte. È stata una diversità che mi ha arricchito – ha detto ancora don Mazzi – molto diverso, ma molto vicino”. Intanto prosegue l’omaggio all’oncologo morto martedì sera all’età di 90 anni. Il flusso è stato incessante per tutta la giornata e in alcuni momenti si sono formate anche code per entrare a Palazzo Marino, dove è allestita la camera ardente. Lorenzin, sue battaglie diventino quotidianità – Umberto Veronesi “è stato tante cose: un grande uomo, innanzitutto, uno scienziato straordinario e uno straordinario ministro della Salute. Io l’ho conosciuto, è una persona con cui mi sono molto confrontata”. Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha ricordato l’oncologo ed ex ministro scomparso a Milano all’età di 91 anni. Il ministro ha reso omaggio a Veronesi alla camera ardente e si è intrattenuta alcuni minuti a parlare con la famiglia, in particolare con la moglie Sultana Razon. Umberto Veronesi “è stata una persona di una grandissima umanità e venire qui per me era naturale – ha aggiunto – per rendergli omaggio come ministro della Salute, come grande scienziato e per tutte le cose che lui ha cominciato e che dobbiamo portare avanti”. Il ministro ha ricordato le “grandi battaglie” di Veronesi, quella per la prevenzione e per la ricerca scientifica, “il pensiero che lui ha sempre avuto per le donne, per l’umanizzazione delle cure, per sconfiggere il cancro. Queste cose fanno parte della mia quotidianità come ministro – ha proseguito -, ma devono essere nella quotidianità di tutti gli italiani e le italiane. Per questo e per tanti altri motivi, anche per dare un abbraccio a una straordinaria famiglia, sono venuta qui”.

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