Tv, Nuzzi: «La confessione in diretta a “Pomeriggio Cinque” rivaluta giornalista di strada»

Di Redazione / 23 Settembre 2024

Roma, 23 set. “Tante volte in questo periodo di grandi fatti di cronaca si è puntato l’indice contro la televisione e contro l’informazione che segue in diretta la cronaca, quando invece facciamo tutti il nostro mestiere, che è quello di informare, e parlo soprattutto dei colleghi che passano le loro giornate sul marciapiede”. A dirlo all’Adnkronos è Gianluigi Nuzzi, commentando la confessione in diretta di Lorenzo Carbone che questo pomeriggio, davanti alle telecamere di “Pomeriggio Cinque”, ha ammesso di aver ucciso brutalmente la madre affetta da Alzheimer.

“Si è verificata la situazione particolarissima di un uomo che d’impeto, in maniera disorganizzata, ha ucciso la propria madre -spiega Nuzzi, che era presente in studio nel momento in cui è avvenuta la confessione in diretta dell’uomo- e dopo aver vagato nei pressi dell’abitazione per tutta la notte si è ripresentato nel luogo dove aveva compiuto il delitto. Per fortuna che c’era un inviato di ‘Pomeriggio Cinque’, Fabio Giuffrida, che ha fatto egregiamente il suo lavoro, avvicinando questa persona che aveva un atteggiamento insolito, era disorientato, stazionava vicino all’ingresso, ed ha intuito che poteva trattarsi dell’assassino, del figlio”, osserva il conduttore di ‘Quarto Grado’. “Quest’uomo -analizza Nuzzi- non sapeva dove andare e di fatto voleva andare a costituirsi. Quando infatti il giornalista gli ha chiesto se fosse andato dai carabinieri, ha risposto ‘non ancora’. Questo fa capire che lui cercava di andarci”.

Vedere in tv la confessione in diretta “è un documento scioccante -prosegue Nuzzi- ma a me sciocca di più che chi ha un malato di mente in casa non abbia oggi alcun sostegno, e sia abbandonato a se stesso”. E a proposito dell’uomo, un 50enne di Spezzano, comune di Fiorano, appena fuori Modena, Aggiunge: “Non stiamo parlando di un mafioso, ma di un uomo che, per i motivi che verranno verificati dagli inquirenti e che nulla tolgono alla gravità del fatto, non si è dato ad una latitanza. Questo è un delitto d’impeto, di quelli che si consumano in situazioni famigliari faticose e difficili”.

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