PALERMO – L’imputato non è Mered Medhanie Yedhego, l’uomo arrestato in Sudan ed estradato nel 2016 in Italia con l’accusa di essere a capo di una delle maggiori organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di migranti. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Palermo. Secondo i giudici si tratta di uno scambio di persona: l’imputato non sarebbe l’uomo ricercato ma Medhanie Tesfamariam Bere, un falegname comunque coinvolto nel traffico di migranti e condannato a 5 anni di reclusione per favoreggiamento. I giudici ne hanno disposto la scarcerazione.
Il caso del presunto “generale” eritreo Mered, era stato al centro di un duro scontro tra la difesa dell’imputato e la Procura di Palermo. Della vicenda si erano occupati anche diversi media internazionali, come il quotidiano britannico «The Guardian», che avevano sostenuto con inchieste e servizi la tesi dello scambio di persona. Oltre al presunto Mered nel processo erano imputati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e al traffico di esseri umani altri cinque imputati che sono stati condannati a pene comprese fra quattro anni e otto mesi di reclusione e cinque anni e tre mesi.
Sono Afomia Eyasu Arouna e Said Traore (5 anni e tre mesi), Tareke Andebrahan (5 anni e due mesi), Muktar Hussein (4 anni e nove mesi), Mahammad Elias (4 anni e otto mesi). Nei loro confronti i Pm avevano sollecitato condanne a pene comprese fra gli 8 e 10 anni di reclusione. Nei confronti del principale imputato, per il quale è stato riconosciuto lo scambio di persona, i giudici hanno disposto, oltre alla condanna a 5 anni per favoreggiamento anche 100 mila euro di multa e il pagamento delle spese processuali. Per Medhanie Tesfamarian Berhe è stata inoltre disposta l’immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa.