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«Ripartire dai valori del 2 Giugno»: ma per l’Italia una festa “anomala”

Di Fabrizio Finzi |

ROMA – «C’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino. Un territorio con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo». E’ tutto in questa frase il richiamo di Sergio Mattarella alla politica intesa come partiti, istituzioni e Regioni. Sarebbe «inaccettabile dividersi» ora, e «disperdere» in risse e polemiche il coraggio, il dolore e lo straordinario esempio dei cittadini mostrato durante questa «dolorosissima emergenza». «Io sono fiero di questo Paese», ha detto il presidente della Repubblica in una particolarissima vigilia della Festa della Repubblica, condizionata e mutilata dal coronavirus. Tanto particolare che il capo dello Stato ha deciso di rivolgersi direttamente agli italiani poco prima di un concerto senza pubblico eseguito dai giardini del Quirinale, proprio in quel magnifico scenario tradizionalmente occupato nelle stesse dal mondanissimo ricevimento che precede il 2 giugno.

Il capo dello Stato ha percepito il manifestarsi di una preoccupante dicotomia politica proprio nel momento delicatissimo della ripartenza del Paese e, pur senza entrare nel merito, sembra guardare con timore ad una politica che torna a dividersi nel momento più difficile per l’economia, attraverso una celebrazione del 2 giugno che vede scendere in piazza solo l’opposizione. Domani nelle strade italiane, ed anche a Roma a due passi dall’altare della Patria dove il presidente deporrà una corona di alloro, ci sarà di fatto solo l’opposizione. Un centrodestra che fa le prove generali di una ritrovata unità proprio nel giorno che ricorda la nascita della Repubblica, il più alto simbolo dell’unità del Paese.

Non è quindi un caso se il presidente Mattarella nel suo intervento cita più volte «lo spirito del 1946» a richiamare la gravità del momento alle forze politiche. Uno scenario da primo dopoguerra che il capo dello Stato non ha timore a porre ad esempio ai partiti per ricordargli che nei momenti d’emergenza è dovere della politica rimboccarsi le maniche e lavorare insieme. “Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le tante ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze di posizione politica né la diversità dei ruoli istituzionali», ha spiegato in un passaggio del suo discorso. «Come alla nascita della Repubblica, nel 1946, serve oggi un nuovo inizio. Superando divisioni che avevano lacerato il Paese», insiste ove mai non fosse stato già abbastanza chiaro.

Nelle stesse ore il il centrodestra si prepara a festeggiare la Festa della Repubblica con manifestazioni simboliche che in oltre 70 città italiane con l’obiettivo di dare dare voce – è questo lo slogan dell’iniziativa – «all’Italia che non si arrende» ma che hanno nel mirino il governo. E certamente non sarà una manifestazione nel segno dello spirito del ’46 quella che hanno annunciato i gilet arancioni – guidati dall’ex generale Antonio Pappalardo – attesi anche loro a Roma per una ulteriore manifestazione che preoccupa le forze dell’ordine.

L’appuntamento clou di questo anomalo due giugno, nel mezzo della pandemia, è a Roma, a Piazza del Popolo. Qui i tre leader, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, a partire delle 10 di mattina, manifesteranno – assicurano – nel pieno rispetto delle regole contro il contagio.

Il presidente chiede intanto a tutti di «essere all’altezza del dolore degli italiani» e della loro voglia di ripartenza che, sottolinea «non sarà veloce e certamente impegnativa». Per cui «le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri».

Non manca infine un richiamo anche al governo affinchè non si perda solo nei problemi della quotidianità: «gli serviranno tempestività e lungimiranza. Per offrire sostegno e risposte a chi è stato colpito più duramente. E per pianificare investimenti e interventi di medio e lungo periodo, che consentano di dare prospettive solide alla ripresa del Paese». Il presidente, per dare corpo e peso alle sue parole di invito all’unità, sarà a Codogno, paese simbolo della pandemia e della crisi che sta vivendo la Lombardia.

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