CITTA’ DEL VATICANO – Un vero pranzo di gala con camerieri in giacca bianca, i tavoli tondi come quelli dei matrimoni o dei grandi banchetti, centrotavola con composizioni di fiori freschi, tovaglioli di stoffa. Pane, primo di lasagnette, per secondo bocconcini di pollo ala crema di funghi con purè. Dolce, frutta, caffè. Tutto spruzzato da aranciata e coca cola e servito con cura ed eleganza. Ospiti d’eccezione, 1.500 poveri da tutta Italia e dall’estero. Un menù senza carne di maiale per far sentire a casa anche i musulmani. A tavola con loro papa Francesco, che ha voluto condividere nella Giornata mondiale dei Poveri, il pasto con i più svantaggiati. Una «riunione tra amici», ha detto lui stesso prima di augurare «buon pranzo» e prendere posto alle 12 e 30, dopo la recita dell’Angelus dalla finestra del Palazzo apostolico, nella grande sala dell’Aula Paolo VI, per una volta allestita invece che per concerti e iniziative benefiche con autorità in prima fila, per un momento conviviale con gli ultimi. All’ingresso si consegna il pass e uno degli 80 volontari, uomini e donne, indicano il tavolo con il posto assegnato, un pò come fanno le hostess dei grandi ristoranti.
Un coro di giovani canta «Aggiungi un posto a tavola», si comincia ad accomodarsi. Tra gli ospiti c’è Carmen, una donna peruviana da 13 anni in Italia, ha anche fatto la lettura alla messa del mattino a San Pietro. E’ venuta con le sue figlie, su invito dell’Ordine di Malta. E’ emozionata ma timida: «Non mi aspettavo tanto onore. E’ una “bonita” festa. Domani sarà più dura». Ad altri tavoli ci sono gruppi dalla Campania, dalla Puglia, dalla Sicilia. Ad accoglierli ci son pure il presidente del Pontificio consiglio della Nuova evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, e l’Elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, a Roma per tutti ‘don Corradò. Si sente quasi un habitué, Ugo, homeless romano che vive ora in un dormitorio di Latina dopo aver passato tanti anni sulla nuda strada. «C’ero anche l’anno scorso, avevo avuto il privilegio di sedere a un tavolo proprio vicino al Papa e ho conservato il tovagliolo che aveva usato», scherza. La sua vita non è stata semplice: «Ho perso i genitori già a 13 anni. Ho fatto la scuola alberghiera e quello mi ha aiutato a trovare dei lavoretti. Per un periodo sono stato anche sposato e avevo un posto di tutto rispetto in una azienda grossa di Latina. Per sette anni ho vissuto una vita normale. Ma dopo la separazione con mia moglie, è iniziata per me la discesa: la depressione, poi ho perso il lavoro, poi di nuovo la strada».
Al tavolo «presidenziale», quello lungo e rettangolare, con venti posti dove siede il Papa, alla sua destra una donna, c’è anche Giuseppe (il nome è di fantasia), homeless di Domodossola accompagnato dalla Caritas della sua città. Gli hanno riservato il posto alla sinistra accanto al Pontefice. Lui non ci crede, ha il viso rigato di lacrime. Un volto segnato di rughe in cui si accendono due occhi azzurrissimi: «Sai, oggi è bello, oggi è festa. Ma poi quanto sarà difficile tornare alla strada. Che ne sarà di noi domani?». Vorrebbe parlare di più, piano, piano si scioglie e si apre in un sorriso. Ma arriva il Papa, i giornalisti lasciano la sala. Ora Giuseppe, la sua storia la racconta direttamente a Francesco, tra una sorsata di aranciata, una pietanza calda e soprattutto una parola di consolazione del Papa.