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Ponte Genova: “già alle 5.30 c’erano calcinacci,più tardi boato”

Dipendente Amiu piange e ricorda, ho detto 'siamo morti'

Di Redazione |

GENOVA, 12 DIC – “È stata difficilissima. Ci sono state alcune testimonianze che ci hanno angosciato”. Così alcuni parenti delle vittime dopo le testimonianze dei sopravvissuti del crollo del ponte Morandi. “Sentirli – hanno spiegato – ci ha riportato ancora una volta a quel giorno. Rivivi quello che è successo. Loro si sono resi conto di quello che è successo. I nostri cari no”. La testimonianza che più ha sconvolto i parenti è stata quella di Gaspare Cavaleri, dipendente Amiu che lavorava nell’isola ecologica sotto il ponte. “Avevo iniziato il turno alle 5.30 del mattino – ha detto ai giudici interrompendo più volte il racconto per il pianto – e già a quell’ora c’erano calcinacci sopra le auto. Quando poi ho finito il turno e ho posteggiato il furgone ho sentito un boato e ho iniziato a correre, sono finito contro un muro. Ho detto al mio collega ‘siamo morti’. Mi sono girato e ho visto pezzi di ponte a 50 centimetri dalla mia schiena. Ho iniziato a chiamare i miei colleghi ma il loro telefono squillava a vuoto. Ho saputo dopo che erano morti”.

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