ROMA, 17 OTT – C’è una “mole di convergenti emergenze istruttorie che attestano, per un verso che Enrico Perocchio, pienamente consapevole al pari di Luigi Nerini, del problema manifestatosi e della necessità che, in assenza di un radicale intervento di manutenzione, l’impianto funzionasse con il freno di emergenza disinserito, ha espressamente avallato questo incauto modus operandi e per l’altro che i tragici fatti del 23 maggio 2021 hanno interessato una realtà aziendale che aveva già fatto i conti, in passato, con il conflitto tra le esigenze della sicurezza e quelle di natura economica”. Lo scrive la Cassazione nel verdetto cautelare 39091 sull’incidente del Mottarone dando il via libera alle imputazioni per il reato aggravato di “rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e per omicidio colposo plurimo”. Gli ‘ermellini’ mostrano di condividere l’impianto complessivo dell’inchiesta della Procura di Verbania sulle cause del crollo della cabina 3 della funivia (14 morti, unico sopravvissuto il piccolo Eitan), al contempo però hanno ordinato l’acquisizione di una memoria difensiva di Nerini rifiutata dal riesame che all’udienza del 28 settembre 2021 ha compresso troppo i diritti di difesa e ora dovrà tornare sui suoi passi e fissare un’altra udienza per il proprietario della concessione della funivia, mentre per l’ingegnere Perocchio, direttore dell’impianto che saliva da Stresa al Mottarone, il riesame dovrà valutare se come misura cautelare sia sufficiente l’interdizione temporanea dalla professione al posto dei domiciliari.