IL CASO
Meloni: «Mi hanno inviato un avviso di garanzia per il rimpatrio di Almasri». Indagati anche Mantovano, Piantedosi e Nordio
Il procuratore di Roma Francesco Lo Voi ha inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al ministro della Giustizia Carlo Nordio, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Osama Njeem Almasri. Lo ha reso noto lo stesso premier in un video su Facebook.
«La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lovoi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona – ha detto la presidente del Consiglio sui social mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri avviso di garanzia inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi».
«Io penso che valga oggi quello che valeva ieri – ha detto ancora la premier – non sono ricattabile non mi faccio intimidire è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura».
L’avviso di garanzia sul caso Almasri è stato emesso «presumo – ha aggiunto – , a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi».
«Ora i fatti sono abbastanza noti – ha spiegato la premier – la Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che per 12 giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei».
«La richiesta di arresto della Procura della Corte penale internazionale non è stata trasmessa al ministero italiano della Giustizia, come invece previsto dalla legge e per questo la Corte d’Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida – ha spiegato ancora -. A questo punto, questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero, noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza con un volo apposito come accade in altri casi analoghi. Questa è la ragione per la quale la Procura di Roma oggi indaga me, il sottosegretario Mantovano e due ministri».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA