Marte, nei campioni di roccia Montdenier e Montagnac forse il segreto della vita

Di Redazione / 12 Settembre 2021

L’attesa è lunga almeno dieci anni, tanti quanti si ritiene siano necessari per scoprire la prima forma di vita extraterrestre, e la risposta potrebbe forse essere nei primi due campioni di roccia raccolti su Marte dal rover Perseverance della Nasa e destinati ad arrivare sulla Terra dopo il 2030, con la prima missione del programma Mars Sample Return (Msr). 

Montdenier e Montagnac sono i nomi assegnati ai due campioni di roccia, sottili come una matita e lunghi circa sei centimetri, che Perseverance ha scavato dalla piccola roccia grigiastra Rochette, nel cratere Jazero, a Nord dell’equatore marzianno, che circa tre miliardi e mezzo di anni fa ospitava probabilmente un ambiente non lontano da quello terrestre, e nel quale sono ancora riconoscibili le tracce del delta di un fiume che successivamente occupò l’intero bacino, dando origine a un lago.  Per questo Rochette, e i suoi due frammenti destinati a essere portati sulla Terra, hanno caratteristiche tali da indicare un contatto con l’acqua per un lungo periodo, in linea con l’ipotesi che molto tempo fa Marte possa avere ospitato forme di vita. «Sembra che le nostre prime rocce rivelino la presenza di un ambiente in grado di sostenere la vita», osserva il responsabile scientifico della missione, Ken Farley. Per il geologo Stack Morgan, «se quelle rocce sono state a contatto con l'acqua per lunghi periodi, è possibile che nascondano nicchie che in passato possono avere ospitato dei microrganismi». Ad alimentare l’ottimismo c'è poi il fatto che Rochette è probabilmente ricca di sali minerali e questi ultimi «sono ottimi per preservare i segni della vita antica sulla Terra. Ci aspettiamo – ha aggiunto Morgan – che lo stesso possa essere vero per le rocce su Marte». 

Entrambi i campioni adesso sono custoditi nei contenitori che Perseverance continua a trasportare al suo interno e che in futuro radunerà in un sito vicino al suo campo d’azione, dove saranno prelevati dalla prima missione del programma Mars Sample Return promosso dalla Nasa e dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), al quale l’Italia collabora con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e con l’industria. Ci sono italiani anche fra i ricercatori che già si preparano a scoprire se Marte abbia o meno ospitato forme di vita. Lavorano per l’Osservatorio di Arcetri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e il loro compito è analizzare i dati dello strumento Sherloc, equipaggiato con la telecamera Watson, e dello strumento SuperCam. In Italia, nello stabilimento della Leonardo a Nerviano (Milano), si stanno costruendo anche i bracci robotici destinati a recuperare i contenitori con i campioni marziani nel 2026, quando su Marte è previsto l’arrivo del Sample Retrieval Lander della Nasa con il Sample Fetch Rover dell’Esa e il Mars Ascent Vehicle (Mav). Afferrati dalle pinze dei bracci robotici più piccoli montati sul Sample Fetch Rover, i contenitori dovranno essere consegnati ai bracci più potenti del Sample Retrieval Lander, che dovrà portarli al Mav. Quindi sarà la volta della missione Earth Return Orbiter che, sempre nell’ambito del programma Mars Sample Return, catturerà la capsula con i campioni nell’orbita marziana per portarli sulla Terra. 
 

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Pubblicato da:
Carmela Marino
Tag: campioni di roccia marte Nasa terra vita