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L’Italia si prepara all’impatto della guerra sull’energia: il piano di Draghi in tre mosse

Tra le ipotesi da perseguire nel lungo periodo, l'eliminazione della dipendenza da un solo produttore, mantenendo al contempo la riduzione delle emissioni al 2030

Di Redazione |

L’Italia si prepara a reggere l'impatto della guerra sul fronte energetico con un piano di breve, medio e lungo periodo. Tra gli obiettivi più vicini di Palazzo Chigi: calmierare il prezzo del gas e sganciarlo, in ogni caso, da quello dell’energia elettrica puntando su altre fonti di approvvigionamento. Il premier Mario Draghi al question time previsto alla Camera risponderà alle domande dei deputati su temi molto diversi, quasi tutti legati al conflitto Russia-Ucraina. Giovedì volerà in Francia per partecipare al vertice europeo straordinario di Versailles al centro del quale, ci saranno – appunto – l’energia, i flussi di rifugiati e un monitoraggio degli effetti delle sanzioni decise per Mosca. 

Sul fronte energetico sembra stia sfumando l’ipotesi di un tetto al prezzo del gas. E l’Italia, oltre che all’immediato, guarda avanti: nel medio termine si prepara al prossimo inverno puntando sugli stoccaggi; nel lungo periodo vuole eliminare la dipendenza da un solo produttore, mantenendo al contempo la riduzione delle emissioni al 2030. Di questo impegno si sarebbe parlato anche nel corso del Cite, il Comitato interministeriale per la Transizione Ecologica, che si è riunito oggi nella sede del governo alla presenza dello stesso premier e del titolare della Mite Roberto Cingolani. 

La decisione degli Stati Uniti di vietare l’import di petrolio e gas russi non è passata inosservata e, in una giornata concitata sul fronte internazionale, il governo italiano continua a monitorare «con pragmatismo» gli effetti delle sanzioni che potrebbero preludere a «scenari complessi». La premessa è che ad oggi il gas russo garantisce circa il 40% dell’import. L’esecutivo sarebbe al lavoro per rimpiazzare entro primavera circa 16miliardi di metri cubi di gas da altri fornitori. Di qui, i contatti continui con numerosi Paesi: dagli Stati Uniti all’Azerbaigian (in mattinata la telefonata tra Draghi e il presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev per un ulteriore rafforzamento della cooperazione bilaterale in ambito energetico). In questo quadro, le sanzioni di Roma verso gli oligarchi russi hanno già dato i loro primi effetti – si sottolinea – con 140 milioni sequestrati tra conti e yacht. 

Dalle numerose riunioni a tema emerge anche un’allerta su alcune materie prime destinate alle esportazioni ma che servono alla nostra industria, dal rame all’argilla, dal nichel ai prodotti per l’agricoltura. Per questo il Mise sta verificando la possibilità di introdurre restrizioni, come dazi e autorizzazioni all’export. Domani nell’Aula della Camera i gruppi dovrebbero sollecitare il capo del governo su rifugiati, energia ma anche Pnrr. Per cui al momento, in ogni caso, non ci sono cambiamenti all’orizzonte.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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