Italia
La Corte dei Conti accusa: «Privilegiati i grandi ospedali, territorio indifeso»
ROMA Grandi ospedali super specializzati a discapito dell’assistenza sul territorio. E’ in questa direzione che negli ultimi anni si è mossa la sanità italiana con l’obiettivo di risparmiare e di rendere il sistema più efficiente, ma con il risultato di lasciare la popolazione in molti casi indifesa, come emerso durante l’emergenza coronavirus. L’analisi è contenuta nel rapporto 2020 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica, in cui viene denunciato un fenomeno generale senza fare riferimento a specifiche Regioni. La crisi, spiega la Corte, ha messo in luce i rischi insiti nel ritardo con cui ci si è mossi per rafforzare le strutture territoriali, a fronte del forte sforzo per il recupero di più elevati livelli di efficienza e di utilizzo appropriato delle strutture di ricovero. «Se aveva sicuramente una sua giustificazione a tutela della salute dei cittadini la concentrazione delle cure ospedaliere in grandi strutture specializzate riducendo quelle minori che, per numero di casi e per disponibilità di tecnologie, non garantivano adeguati risultati di cura, la mancanza di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza protezioni adeguate. – sottolineano i magistrati contabili – Se fino ad ora tali carenze si erano scaricate non senza problemi sulle famiglie, contando sulle risorse economiche private e su una assistenza spesso basata su manodopera con bassa qualificazione sociosanitaria (badanti), finendo per incidere sul particolare individuale, esse hanno finito per rappresentare una debolezza anche dal punto di vista della difesa complessiva del sistema quando si è presentata una sfida nuova e sconosciuta». A giudizio della Corte, è infatti «sempre più evidente che una adeguata rete di assistenza sul territorio non è solo una questione di civiltà a fronte delle difficoltà del singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta l’unico strumento di difesa per affrontare e contenere con rapidità” fenomeni come la pandemia che ha sconvolto l’Italia negli ultimi mesi. L’insufficienza delle risorse destinate al territorio «ha reso più tardivo e ha fatto trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al dilagare della malattia e che si è trovato esso stesso coinvolto nelle difficoltà della popolazione, pagando un prezzo in termini di vite molto alto», denuncia ancora il rapporto. A questo si aggiunge anche un altro grave difetto del sistema: la mancanza di uno sbocco certo dopo la laurea e di uno stipendio adeguato spingono ogni anno migliaia di medici ad emigrare all’estero, in Europa ma anche negli Stati Uniti o in Canada. Negli ultimi 8 anni la fuga ha riguardato ben 9.000 professionisti. La Corte riconosce tuttavia che l’ultima legge di bilancio ha dedicato una certa attenzione a questi temi con la previsione di fondi per l’acquisto di attrezzature per gli ambulatori di medicina generale, «ma essa dovrà essere comunque implementata superata la crisi, così come risorse saranno necessarie per gli investimenti diretti a riportare le strutture sanitarie ad efficienza».