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Intesa vicina sui migranti, cosa può cambiare per braccianti e colf

Di Redazione |

ROMA – La maggioranza ha firmato una tregua sulla regolarizzazione dei migranti, ma è ancora in rotta su un vasto spettro di altri argomenti: dalla velocità della ripartenza, all’intervento dello Stato nelle imprese, al ruolo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Tanto che, nelle more dell’accordo sui braccianti, per voce del senatore Francesco Laforgia, Leu ha chiesto «una verifica seria sul progetto che ci tiene insieme». E anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha ragionato su un ipotetico scenario di crisi: «Se questo governo non ce la fa, vedo difficile che si possa riproporre una maggioranza diversa». Per i dem, quindi, vale la linea del Colle: se cade il Conte bis, si va al voto.

«Il Governo e le forze di maggioranza – è la posizione di Palazzo Chigi – sono chiamati a operare con grande responsabilità per far ripartire il Paese e rilanciare l’economia». L’alleato meno integrato è Italia Viva, che minaccia il passo indietro dal governo. Il vertice con i renziani convocato dal premier Giuseppe Conte è servito ad allentare un po’ la tensione, ma non a colmare le distanze. “L’incontro è stato positivo – è stato spiegato da Palazzo Chigi – Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ribadito ancora una volta la sua totale disponibilità a discutere le proposte di Iv per la ripresa economica del Paese». E anche Matteo Renzi si è definito «contento» perché «il premier ha detto: siamo pronti ad ascoltare la proposta di Iv. Speriamo che la proposta smetta di essere una proposta, basta portarla in cdm e votarla».

Il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, che sul tema migranti aveva messo sul piatto le sue dimissioni, ha assicurato che «Italia Viva continuerà a lavorare per il Paese». Restano le richieste di Iv: «un progetto per l’Italia, come Italia Shock: investimenti, infrastrutture, opere pubbliche». Insomma una tregua, ma armata: «Io faccio il tifo per il governo perché tifo per l’Italia – ha detto Renzi – Poi i risultati parleranno».

La giornata ha comunque registrato la chiusura di un fronte di attrito, quello sui migranti, con la «quasi-intesa» su una proroga di tre mesi del permesso di soggiorno per i braccianti (ma anche colf e badanti) che abbiano un contratto scaduto da lavoratore stagionale. La soluzione, che potrebbe trovare casa nel dl maggio, ha messo d’accordo il ministro Bellanova (Iv), che aveva chiesto di allargate al massimo le maglie della regolarizzazione, e il M5s: «Noi diciamo no», aveva ripetuto in mattinata il capo politico Vito Crimi salvo poi accettare con il “silenzio-assenso” il compromesso a scadenza. 

Cosa cambia

C’è quindi  la durata dei permessi di soggiorno temporanei che “balla” ancora nel testo sulla regolarizzazione messo a punto dopo un lungo confronto tra i ministri Teresa Bellanova, Luciana Lamorgese, Nunzia Catalfo e Giuseppe Provenzano: 3 o 2 mesi? Si definirà entro domani, con Catalfo che continua a chiedere il periodo più breve. Per il resto l’accordo è stato raggiunto sull’articolato che punta all’emersione di braccianti, colf e badanti in nero, anche per – si sottolinea – garantire adeguati livelli di tutela della salute nell’emergenza Coronavirus. Se, come sembra, andrà in porto, sarà la quarta sanatoria dopo quelle del 2002, del 2009 e del 2012.

Due i canali di regolarizzazione proposti. Il primo è attivato dal datore di lavoro che – tramite un contratto – fa emergere un irregolare che deve però già trovarsi sul territorio nazionale e deve essere stato fotosegnalato dalle forze di polizia in Italia prima dell’8 marzo scorso. Allo straniero, dopo una serie di verifiche, sarà accordato un permesso di soggiorno valido per la durata del contratto, rinnovabile in caso di nuovi rapporti di lavoro.

Il secondo canale è il più controverso. E’ quello dei tanti stagionali in agricoltura che hanno perso il lavoro in questa fase di crisi o a cui è scaduto il contratto: queste persone potranno avere un permesso temporaneo per ricerca lavoro. La ministra Bellanova lo chiedeva di sei mesi di durata, appoggiata da Provenzano; la collega Catalfo era fortemente contraria. Si è arrivati quindi alla mediazione – spinta da Lamorgese – di tre mesi. La ministra M5s insiste però per 2. La sensazione è che alla fine il testo passerà. «Non è una questione di bandierine – spiega Provenzano – ma di civiltà e bisogna fare di tutto per portare il provvedimento nel dl maggio, arrivando ad una sintesi».

Sono esclusi dalla regolarizzazione i destinatari di provvedimenti di espulsione, i condannati e i soggetti considerati «pericolosi per la sicurezza dello Stato». La norma, alla cui definizione tecnica si sono impegnati gli uffici legislativi dei quattro ministeri coinvolti, è complessa per la serie di adempimenti che mette in moto per le amministrazioni. Ed al Viminale – una volta approvata la misura – serve un congruo periodo di tempo per attivare la piattaforma informatica necessaria a gestire le richieste, così come è stato fatto in passato.

Quanto ai numeri che la regolarizzazione produrrà, non ci sono certezze: si varia da 2-300mila fino a 600mila. In agricoltura, le associazioni di categoria segnalano una carenza di 200mila persone per la raccolta. E dei circa 300mila stranieri impiegati nelle campagne italiane, l’Osservatorio Placido Rizzotto stima che gli irregolari siano il 35%. Mentre negli accampamenti informali, i cosiddetti ‘ghettì sparsi in vari territori, vivono tra 160mila e 180mila persone. Senza alcuna tutela sanitaria. Per il lavoro domestico, Assindatcolf conta 860 mila persone in regola e ben 1,2 milioni senza contratto. La categoria sta scontando pesantemente l’emergenza Coronavirus: ad aprile le assunzioni sono crollate del 50% ed i licenziamenti cresciuti del 30% rispetto all’anno precedente. (ANSA).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA