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Russia-Ucraina

I toni del Papa si inaspriscono: «E’ una guerra ripugnante, un massacro insensato»

In piazza San Pietro, durante l'Angelus, la supplica del pontefice "a tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare lo scempio"

Di Redazione |

«Un massacro insensato», ricolmo di «scempi e atrocità». Una «guerra ripugnante», in cui le bombe sui civili sono lo stigma di «una crudeltà disumana e sacrilega». Salgono ancora i toni di condanna di papa Francesco verso quella che chiama «violenta aggressione contro l’Ucraina», per non lasciare dubbi su chi siano i destinatari del suo lungo e accorato anatema, pronunciato oggi all’Angelus, senza offrire spazio ad alcuna "giustificazione" su quanto sta accadendo da quasi un mese. 

«Non si arresta, purtroppo, la violenta aggressione contro l'Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c'è giustificazione per questo!», esordisce il Pontefice dopo la recita della preghiera mariana. "Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante", è il suo appello, applaudito dai 30 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro. «Anche questa settimana – prosegue – missili e bombe si sono abbattuti su civili, anziani, bambini e madri incinte». «Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma. A uno manca un braccio, l’altro è ferito alla testa, bambini innocenti», ricorda a proposito della sua visita di ieri all’Ospedale Bambino Gesù. «Penso ai milioni di rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto e provo un grande dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare – dice ancora -. Tanti nonni, ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei». 

Per il Papa, «tutto questo è disumano! Anzi, è anche sacrilego – denuncia con forza -, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega!». E non si può non notare come quel marchio di "sacrilegio» rappresenti un’indiretta reazione ai messaggi guerreschi di Vladimir Putin conditi di citazioni evangeliche, ed anche alle dichiarazioni giustificazioniste della Chiesa ortodossa russa. Dopo aver pregato in silenzio «per quanti soffrono», Francesco si dice consolato dal sapere che «alla popolazione rimasta sotto le bombe non manca la vicinanza dei Pastori, che in questi giorni tragici stanno vivendo il Vangelo della carità e della fraternità». Spiega di aver sentito in questi giorni alcuni di loro al telefono: «come sono vicini al popolo di Dio! Grazie, cari fratelli, care sorelle, per questa testimonianza e per il sostegno concreto che state offrendo con coraggio a tanta gente disperata!». 

Il Pontefice pensa anche al nunzio apostolico, «appena fatto nunzio», monsignor Visvaldas Kulbokas, «che dall’inizio della guerra è rimasto a Kiev insieme ai suoi collaboratori e con la sua presenza mi rende vicino ogni giorno al martoriato popolo ucraino». «Stiamo vicini a questo popolo martoriato, abbracciamolo con l’affetto, e con l’impegno concreto e con la preghiera – è l’esortazione di Francesco -. E, per favore, non abituiamoci alla guerra e alla violenza! Non stanchiamoci di accogliere con generosità, come si sta facendo: non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno. Perché voi sapete che al primo momento, tutti ce la mettiamo tutta per accogliere, ma poi, l’abitudine ci raffredda un pò il cuore e ci dimentichiamo». Con un allarme finale sui rischi relativi ai trafficanti di persone: «Pensiamo a queste donne, a questi bambini che con il tempo, senza lavoro, separate dai loro mariti, saranno cercate dagli 'avvoltoì della società. Proteggiamoli, per favore». 

Intanto, altre personalità si aggiungono a quanti vorrebbero un gesto eclatante di Bergoglio che possa indirizzare la guerra verso una soluzione. «So che i tempi sono difficili ma, se il Papa poggiasse i piedi sulla terra ucraina, sarebbe ciò che il Paese desidera maggiormente – afferma in un’intervista ad Avvenire il nuovo ambasciatore di Kiev presso la Santa Sede, Andriy Yurash -. La società ucraina ritiene che, se il Papa venisse in Ucraina, la guerra si fermerebbe. È un sentimento collettivo e sincero. Voglia il Signore che questo sogno possa realizzarsi…».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA