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Haiti: Unicef,migliaia bambini rischiano morte per malnutrizione

'Violenza tra bande ha bloccato l'accesso ai servizi sanitari'

Di Redazione |

ROMA, 05 AGO – Una recrudescenza della violenza tra bande ha bloccato l’accesso ai servizi sanitari in alcune aree urbane di Haiti, lasciando che un bambino su 20 che vive a Cité Soleil – un comune di Port-au-Prince devastato dalla violenza – rischi di morire per malnutrizione acuta grave. E’ il monito lanciato oggi dall’Unicef, secondo cui circa il 20% dei bambini sotto i 5 anni a Cité Soleil soffrono di malnutrizione acuta grave o moderata, 5 punti percentuali oltre la soglia di emergenza dell’Oms. “Non possiamo restare inerti a guardare i bambini che soffrono di malnutrizione e delle sue complicazioni – ha commentato Bruno Maes, rappresentante dell’Unicef ad Haiti – Migliaia di bambini rischiano di morire e la maggior parte delle cliniche dove vivono sono chiuse, impedendo loro di ricevere un’adeguata assistenza sanitaria e nutrizionale. La violenza deve cessare a Cité Soleil affinché i bambini malnutriti possano ricevere l’assistenza medica di cui hanno bisogno per sopravvivere e crescere”. Dall’8 luglio è scoppiata una nuova ondata di violenza, con le bande rivali che si scontrano ferocemente a Cité Soleil, un comune di 250.000 abitanti. Secondo le Nazioni Unite, tra l’8 e il 17 luglio 2022, oltre 471 persone sono state uccise, ferite o risultano disperse. Circa 3.000 persone sono fuggite dalle loro case, tra cui centinaia di bambini non accompagnati, mentre almeno 140 case sono state distrutte o bruciate. Questa nuova ondata di violenza ha costretto centinaia di persone a sfollare dalle proprie case. Tuttavia, solo una parte della popolazione è andata via. La maggior parte della popolazione a Cité Soleil è intrappolata e vive sotto assedio mentre il conflitto imperversa per le strade. Anche i bambini e le famiglie lottano con la mancanza di accesso a cibo e acqua. L’accesso ai servizi di base come centri sanitari è già stato drasticamente ridotto a Cité Soleil dove solo il 4% della popolazione ricorre a centri sanitari pubblici e il 64% a ONG come Medici senza Frontiere.

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