ROMA – La strada per un governo Draghi si fa meno stretta. Dopo il Pd e Iv, anche Forza Italia dice sì a un esecutivo guidato dall’ex banchiere centrale. Apre il M5s e anche una parte della Lega vorrebbe appoggiarlo. Una spinta la dà anche Giuseppe Conte, che non ci sta a essere considerato «un sabotatore» e tantomeno un «ostacolo» al nuovo esecutivo. E il Colle apprezza e registra un moderato ottimismo sulla possibilità di una soluzione della crisi.
Al termine del primo giorno di consultazioni del premier incaricato Mario Draghi, però non sono ancora chiari i numeri della base parlamentare di cui potrà godere il suo esecutivo, anche se «rispetto alle incertezze di mercoledì, l’apertura di M5s fa «vedere» a Draghi la maggioranza in entrambe le Camere, anche in caso di scissione dei parlamentari vicini a Alessandro Di Battista. Se poi si aggiungesse nel sostegno anche la Lega, il nuovo esecutivo avrebbe una maggioranza blindata.
A Montecitorio l’ex presidente della Bce, con l’appoggio di M5s, arriverebbe a 441/451 voti: 191 del Movimento, 93 del Pd, 91 di Fi, 28 di Iv, 4 di Azione, 15 di Centro Democratico di Tabacci, 4 del Maie, 4 delle minoranze linguistiche, 12 di Nci. Leu al momento è spaccata tra i 7 di Art.1 che sembrano più favorevoli e i 5 di Sinistra italiana che stanno riflettendo, in attesa delle decisioni di M5s e anche della Lega e Fdi, con i quali Si non vuole «mischiare i propri voti». In più ci dovrebbero essere 3-4 voti dal gruppo Misto. Insomma la maggioranza assoluta di 316 voti verrebbe ampiamente superata anche in caso di scissione dell’ala legata a Di Battista. La Lega, dopo l’apertura di Giancarlo Giorgetti, porterebbe in dote altri 131 voti. Fdi (33) si attesta invece su «no» o al più su una astensione se altrettanto faranno gli alleati di centrodestra.
A livello politico lo scenario non cambia in Senato, anche se i numeri sono diversi. A Palazzo Madama per raggiungere la maggioranza, occorrono almeno 161 sì (il plenum è costituito da 315 senatori eletti e 6 a vita), soglia ampiamente superata con l’appoggio di M5s: i sì infatti raggiungerebbero quota 231: 92 del Movimento, 35 di Pd, 18 di Iv, 52 di Fi, 10 Europeisti, 7 delle Autonomie, 17 su 22 del gruppo Misto (tra essi anche i senatori a vita Cattaneo, Segre e Monti, mentre non votano da tempo Rubbia, Piano e Napolitano). Anche in Senato, la maggioranza verrebbe raggiunta anche se i circa 10 senatori vicini a Di Battista (guidati da Barbara Lezzi), uscissero. Se poi Salvini portasse su sì la Lega, Draghi potrebbe aggiungere i 63 voti della Lega, con i 19 di Fdi che diverrebbero ininfluenti nel loro no. Il governo Conte, con l’ultima fiducia si è fermato a quota 156.