Lui, il Presidente emerito Giorgio Napolitano e la moglie Clio, non rinunciava ai bagni di Stromboli per nessuna cosa al mondo. L’isola siciliana era la sua seconda casa, fin dai tempi della gioventù, ed è lì che per almeno due settimane, tutte le estati, arrivava a bordo del traghetto da Napoli, precisamente alle 6.20 del mattino. Tutti lo sapevano e lo aspettavano, lo conoscevano in tanti, gli dimostravano affetto e rispetto da un quarto di secolo. Ecco perché ieri, in segno di lutto, le campane della chiesa di San Francesco, hanno risuonato a morto.
Scendeva dalla nave discreto, indossando il suo “panama” chiaro e raccomandando al suo servizio di sicurezza, tutte le volte, la massima tranquillità, niente auto, nessuna divisa, solo una piccola golf cart ad aspettarlo. Il corteo si avviava lento e in moto verso Piscità per poi perdersi, dopo qualche stretta di mano e tanti sorrisi, nei vicoli dell’antico quartiere verso Casa Matta, il suo alloggio vicino a “spiaggia lunga”.
Stromboli è stata da sempre meta di quella intellighenzia di sinistra che ha fatto la storia del Pci. Ecco perché, insieme a Ginostra, dal ’68 in poi, lì cominciò a sbarcare una generazione di uomini e di donne della politica vecchio stampo. Non sempre dalle idee comuni, i “miglioristi”, come Napolitano, alloggiavano a Stromboli, mentre i “rivoluzionari” si ritiravano dall’altra parte del vulcano, ma erano amici e “compagni”, colti, raffinati, rigorosi, appassionati come Ingrao, Levi, Rossanda, Fortini, Boccia, Olivetti, Castellina, Cacciari e tanti altri.
Lì, negli anni della gioventù e della contestazione, si sentivano liberi e lontani da occhi indiscreti, vivendo appartati al lume di candela, tra le tovaglie di fiandra, i lumi a petrolio e le lenzuola rappezzate e lavate a mano con l’acqua dei pozzi e il sapone Marsiglia.
Napolitano poi, divenne Presidente della Repubblica, l’isola non era il massimo della sicurezza per un Capo di Stato, ma lui, cocciuto com’era, passeggiava con Clio tutti i pomeriggi, sostava alla libreria dell’isola e cenava, spesso da Zurro. Sul mare, il suo, quello blu, che oggi, a pensarci, è anche il colore dell’Europa.