Spingere ancora più in alto la curva delle persone immunizzate in Italia, che «devono proteggere se stesse e le loro famiglie», ma anche continuare a dare «serenità a questa estate» con il green pass, che «non è un arbitrio ma una condizione per non chiudere le attività produttive. Il premier Mario Draghi lancia le nuove applicazioni del certificato verde – dai ristoranti alle palestre – previste nel decreto presentato in queste ore. E ripete il suo appello sulle vaccinazioni, senza le quali «si deve chiudere tutto, di nuovo». Parole a cui segue anche un duro monito nei confronti di scettici e no vax: «L'appello a non vaccinarsi è un appello a morire», dice.
Restano dei nodi, come la ripresa della scuola in presenza, i trasporti e l’utilizzo del lasciapassare anche per l'accesso ai luoghi di lavoro: «Ci stiamo pensando – spiega -. E' una questione complessa e da discutere con i sindacati». E su quella di far rientrare in presenza i dipendenti della pubblica amministrazione, aggiunge: «la sta affrontando Brunetta, ma farà parte dell’area del lavoro che non abbiamo ancora toccato».
Intanto l’obbligo del green pass per l’accesso a diverse attività entra nel decreto, ma la sua introduzione è posticipata di due settimane proprio per dare il tempo necessario di uniformarsi alle regole: entrerà in vigore il 6 agosto con tamponi a costo calmierato per le famiglie e per chi non può vaccinarsi. Il certificato verde – valido già solo con una dose o con test negativo entro le 48 ore – sarà necessario per ristoranti al chiuso, spettacoli all’aperto, centri termali, piscine, palestre, fiere, congressi e concorsi. Servirà anche nei bar ma non per consumare al bancone, anche se al chiuso. Non ripartiranno le discoteche, con i gestori ora nuovamente in protesta. Ma, è stato annunciato, arriveranno 20 milioni per le attività chiuse causa Covid, fondi che andranno in particolare proprio alle discoteche: sul provvedimento – ha garantito Draghi – c'è accordo pieno in Cdm.
Definite anche le soglie massime di ospedalizzazione che determineranno, più dell’incidenza, l’assegnazione dei colori alle regioni: sotto il 10% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e sotto il 15% nei reparti ordinari si resta in zona bianca, oltre quella soglia si va in gialla. Sforando invece rispettivamente con il 20 e 30% si passa in arancione e con 30 e il 40% c'è la zona rossa. E’ stata anche confermata la proroga dello stato di emergenza, fino alla fine del 2021.
Le prime indicazioni sui provvedimenti sono emerse dopo la cabina di regia riunita dall’Esecutivo. Poi il confronto con le Regioni, alle quali il Governo ha illustrato le linee generali del decreto prima che andasse in Cdm e da cui sono emersi i dubbi di vari presidenti. Alcuni governatori delle piccole regioni hanno espresso il timore che l’aggiornamento dei nuovi parametri possa esporli al rischio di passare in zone di colore più restrittive. Tra questi ci sono Tesei dell’Umbria e Lavevaz della Valle D’Aosta il quale, parlando di «inapplicabilità" degli indicatori, paventa il «rischio di 'chiuderè per soli due o tre pazienti positivi ricoverati nell’unico ospedale regionale».
Sui temi legati al green pass i governatori hanno invece chiesto di inviare quantitativi di vaccini adeguati all’eventuale aumento delle prenotazioni per le inoculazioni, spinte probabilmente dall’estensione del certificato verde. Un’inversione di tendenza nella somministrazione delle prime dosi si è già registrata negli ultimi giorni: sono infatti tornate sopra quota 100mila al giorno, con un livello massimo di oltre 120mila primi vaccini inoculati. Nell’arco della prima metà della settimana si è superata complessivamente la quota di oltre 400 mila prime dosi.