Magistrati onorari sul piede di guerra. L’Aimo – Per il diritto dei cittadini ad una giustizia efficiente , l’Agot, l’Associazione nazionale giudici di pace, l’Associazione nazionale giudici onorari, la Confederazione dei giudici di pace, la Federazione Magistrati Onorari di Tribunale, il Movimento per la riforma della magistratura onoraria, l’Unione nazionale giudici di pace e l’Unione Nazionale Italiana Magistrati Onorari hanno sottoscritto un documento nel quale è espressa la contrarietà ai provvedimenti fin qui adottati dal Governo nel cosidetto Dl Rilancio.
“La bozza del D.L. cd “rilancio”, presentata nella serata di ieri – si legge – ha completamente pretermesso la magistratura onoraria da qualsivoglia forma di sostegno emergenziale. Il Ministro della Giustizia non piange per i suoi 5000 magistrati onorari a cottimo. Ancora una volta siamo stati insultati, sono caduti nel vuoto i molteplici richiami alla nostra drammatica condizione, ai quali anche la magistratura di ruolo si è associata con numerosi comunicati. Gli Uffici giudiziari – hanno agiunto – hanno ripreso le attività a singhiozzo, escludendone gran parte e, comunque, limitando agli affari urgenti e poco altro la trattazione, in aula o da remoto, dei processi. Gli Uffici dei giudici di Pace sono rimasti chiusi. Siamo stati abbandonati, volutamente. Può ritenersi questo uno Stato di diritto? 5000, lavoratori senza alcuna tutela previdenziale né assistenziale, che non hanno ancora percepito il misero contributo per le due mensilità trascorse, ora vengono vergognosamente lasciati privi di qualsivoglia sostentamento. Uno Stato fortemente in debito – hanno concluso – che non conosce gratitudine, per poi certamente, ad emergenza conclusa, tornare con ipocrite affermazioni di gratitudine per l’apporto qualitativamente e quantitativamente irrinunciabile, finalizzate solo a riconsegnarci la vanga per spalare nell’immane caos post Covid. Non saremo più oggetto di scherno. Il livello di disattenzione esibito negli anni nei nostri confronti ha oggi un nuovo primato, con questo ennesimo gesto di disprezzo che non possiamo accettare”.