Covid, Speranza illustra il piano vaccini per l’Italia: dosi per tutti

Di Redazione / 02 Dicembre 2020

ROMA –  “L’Italia ha opzionato 202.573.000 dosi di vaccino, che rappresenterebbero una dotazione sufficientemente ampia per poter potenzialmente vaccinare tutta la popolazione e conservare delle scorte di sicurezza”. Lo ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza, in Aula al Senato illustrando il Piano strategico per la vaccinazione anti-Covid.


“Con le conoscenze oggi a nostra disposizione è molto probabile che saranno necessarie due dosi per ciascuna vaccinazione – spiega Speranza – a breve distanza temporale. Va inoltre ricordato che non vi è ancora evidenza scientifica sui tempi esatti di durata dell’immunità prodotta dal vaccino. La scelta compiuta anche in questo caso è ispirata al principio di massima precauzione. Abbiamo sottoscritto, infatti, in quota parte, per la parte che riguarda l’Italia, pari al 13,46%, tutti i contratti che l’Unione europea ha formalizzato. Non vogliamo correre neanche il più piccolo rischio di non poter disporre di un vaccino autorizzato prima di altri o che dovesse risultare più efficace, in conseguenza della scelta di non partecipare ad una delle acquisizioni stipulate dall’Unione europea”.

Se tutti i processi autorizzativi andassero a buon fine , «cosa su cui non possiamo ancora avere certezza assoluta, l’Italia – ha precisato il ministro – potrebbe contare sulla disponibilità delle seguenti dosi: per il contratto con AstraZeneca 40,38 milioni di dosi, per il contratto con Johnson & Johnson 26,92 milioni di dosi, per il contratto con Sanofi 40,38 milioni di dosi, per il contratto con Pfeizer-BioNTech 26,92 milioni di dosi, per il contratto con CureVac 30,285 milioni di dosi, per il contratto con Moderna 10,768 milioni di dosi. Sono chiaramente numeri ancora subordinati a processi autorizzativi che non sono ancora completati».  

Speranza si è dilungato molto sul sicurezza. «Voglio innanzitutto sottolineare che la corsa contro il tempo che la comunità scientifica sta compiendo cammina di pari passo con la massima sicurezza ed il pieno rispetto di tutti i protocolli di garanzia e di controllo. Disporre di vaccini efficaci e sicuri è una priorità che non può essere subordinata o condizionata da qualsiasi altro interesse». 

L’Europa, ha proseguito il ministro, “ha scelto questa strada, non abbreviando le fasi di studio e sperimentazione dei candidati vaccini e continuando a subordinare la messa in commercio al parere definitivo e vincolante dell’agenzia del farmaco Ema. L’accelerazione dei tempi è stata realizzata facendo procedere in parallelo le diverse fasi di sperimentazione, produzione ed autorizzazione. Infatti, parallelamente agli studi preclinici e clinici di fase uno, due e tre, si è avviata la preparazione della produzione su scala industriale ai fini della distribuzione commerciale. Contestualmente, l’Ema sta procedendo con una procedura finalizzata definita di rolling review”.

«La rolling review dell’Agenzia europea del farmaco, – ha evidenziato il ministro della Salute – consiste nel valutare le singole parti del dossier mano a mano che vengono presentate dalle aziende nell’attesa di un dossier completo. Tale procedura può creare le condizioni perché si arrivi a concedere una prima autorizzazione all’immissione in commercio dei vaccini già entro l’anno. Ad oggi sono state indicate due date dall’Ema che potrebbe esprimersi il 29 dicembre sul vaccino Pfizer-BionTech e il 12 gennaio sul vaccino Moderna”.

«Nella fase iniziale della campagna vaccinale – ha affermato –  si prevede una gestione centralizzata della vaccinazione, con l’identificazione di siti ospedalieri o peri-ospedalieri e l’impiego di unità mobili destinate alla vaccinazione delle persone impossibilitate a raggiungere i punti di vaccinazione. Il personale delle unità vaccinali sarà costituito da un numero flessibile di medici, infermieri, assistenti sanitari, operatori socio-sanitari (Oss) e personale amministrativo di supporto. Si stima al momento un fabbisogno massimo di circa 20mila persone”. 

“A tal riguardo – ha spiegato – si prevede di agire da un lato ricorrendo ad un cospicuo e temporaneo ricorso alle professionalità esistenti nel Paese, anche attraverso la pubblicazione di un invito a manifestare la disponibilità a contribuire alla campagna di vaccinazione, con l’attivazione di conseguenti modalità contrattuali definite ‘ad hoc’, nonché alla stipula di accordi con il ministero dell’Università e della Ricerca, nell’ambito dei percorsi formativi delle Scuole di specializzazione medica”, ha concluso Speranza.

“Saranno vaccinati in via prioritaria gli operatori sociosanitari, i residenti e il personale delle Rsa e gli anziani”, ha  annunciato il ministro.  

“Gli operatori sanitari e sociosanitari, che lavorano in prima linea, hanno un rischio elevato – ricorda il ministro – di contrarre l’infezione e trasmetterla a pazienti suscettibili e vulnerabili. Difendere questi professionisti aiuterà a mantenere la resilienza del Servizio sanitario nazionale. Si tratta di 1 milione 404 mila persone”. Seguono i “residenti delle Rsa, ad alto rischio di malattia grave, e il personale che vi lavora: in totale 570.287 mila persone”.

La “terza categoria sono le persone in età avanzata: 4 milioni 442 mila ‘over 80’, 13 mln 432 mila dai 60 ai 79 anni, e poi circa 7 mln 403 mila con almeno una comorbilità cronica. Un programma vaccinale basato sull’età – spiega Speranza – è generalmente più facile da attuare e consente di ottenere una maggiore copertura vaccinale. E’ anche evidente che un programma basato sull’età aumenti la copertura anche nelle persone con fattori di rischio, visto che la prevalenza di comorbilità aumenta con l’età. Questo gruppo di popolazione rappresenta, quindi, un’altra priorità assoluta per la vaccinazione”. 

“Con l’aumento delle dosi – prosegue – si inizierà a vaccinare le altre categorie di popolazione, tra cui quelle appartenenti ai servizi essenziali come gli insegnanti e il personale scolastico, le Forze dell’ordine, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità. Nel caso in cui, poi, si sviluppassero focolai epidemici rilevanti in specifiche aree del Paese, saranno destinate eventuali scorte di vaccino a strategie vaccinali di tipo reattivo rispetto a quel territorio in difficoltà”. 

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