ROMA – Non è certo la Fase 2, ma è almeno il primo timido passo di un nuovo inizio. Tra gel e mascherine, domani librerie, cartolerie e negozi d’abbigliamento per l’infanzia riapriranno i battenti, con tutte le precauzioni del caso. Ma non sarà così in tutta Italia. Non sono poche le regioni – con una babele di ordinanze – che hanno deciso di mantenere le forti restrizioni del lockdown, mentre altre hanno invece cominciato ad allentare le maglie dei divieti sulla scia dei dati ormai stabili, se non in lieve calo, dei contagi da coronavirus. E non è escluso che la prossima settimana possano riaprire i battenti anche altri settori dell’industria, come quello della moda, dell’auto o della metallurgia, anche se il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, invita alla calma. «Al momento – dice nella consueta conferenza stampa del pomeriggio – si tratta di ipotesi premature».
In un Paese ancora blindato anche sul fronte della mobilità – con le limitazioni confermate domenica dal Ministero dei trasporti sul traffico aereo, automobilistico, ferroviario e marittimo – da domani si tenterà, dunque, la lenta ripresa.
Non sarà così in LOMBARDIA dove, ancora oggi, si registrano 280 morti. L’ordinanza firmata sabato dal governatore Attilio Fontana vieta la riaperture di librerie e cartolerie, anche se consente invece quella dei negozi di abbigliamento per l’infanzia. «In questi ultimi giorni dobbiamo cercare di essere più rigorosi possibile», ha detto il presidente, che ha disposto anche l’uso di mascherine all’aperto (o comunque l’obbligo di coprire naso e bocca con qualunque indumento) e lo stop ad alberghi e strutture ricettive. Gli studi professionali, poi, potranno aprire solo per servizi indifferibili e urgenti.
Rigore anche da parte del presidente della Regione CAMPANIA, Vincenzo De Luca, che ha confermato la chiusura di librerie e cartolerie, limitando poi l’apertura dei negozi di abbigliamento per i più piccoli a due mattine la settimana, dalle 8 alle 14. In Campania sarà vietato anche il cibo d’asporto.
Resta lo stop totale in PIEMONTE «per non vanificare gli sforzi fatti finora», come ha detto il governatore, Alberto Cirio.
Il LAZIO posticipa invece al 20 aprile la riapertura delle librerie per consentire ai proprietari di mettere in sicurezza i locali.
In EMILIA-ROMAGNA resta la stretta sulle cosiddette zone arancioni, cioè le province di Piacenza, Rimini e sulla città di Medicina.
Leggera riapertura, invece, in LIGURIA, dove il governatore, Giovanni Toti, ha firmato l’ordinanza che consente di andare agli orti e ai frutteti, di riprendere i lavori di giardinaggio e di procedere alla manutenzione degli stabilimenti balneari e dei chioschi in vista dell’imminente, ma quantomai incerta, stagione estiva (misure analoghe a quelle consentite in ABRUZZO). Sì anche ai piccoli lavori di manutenzione edile e alle attività dei cantieri nautici propedeutiche alla consegna, alla manutenzione dei campi di calcio e da golf.
“Soft lockdown”, invece, in VENETO. La nuova ordinanza del presidente, Luca Zaia, consente di fare attività motoria anche oltre i 200 metri da casa, «ma non si può certo arrivare a 4-5 km, è ovvio, serve buonsenso», precisa il governatore. Per uscire di casa, però, ci sarà bisogno di mascherina, guanti, e gel, mentre chi ha più di 37.5 di febbre non potrà scendere in strada. Aumentato anche il distanziamento sociale che passa da uno a 2 metri.
La SICILIA proroga le misure restrittive, con l’obbligo soft delle mascherine, seppur recependo le aperture del nuovo Dpcm.
Obbligo di mascherine all’aperto in FRIULI VENEZIA GIULIA, dove sarà consentito fare attività motoria, ma solo vicino casa.
Sì alla riaperture di librerie e cartolibrerie in TOSCANA, ma solo se gestori e clienti indosseranno la mascherina.
In TRENTINO restano chiusi i negozi per l’infanzia e le librerie, mentre potranno riprendere le attività produttive all’aperto e le attività nei cantieri, stradali ed edili. Sui luoghi di lavoro, però, vanno garantiti il termoscan, le mascherine e le distanze minime.