Coronavirus, l’epidemiologo: «Siamo a terza generazione di casi, ora rischio grandi città»

Di Redazione / 23 Febbraio 2020

ROMA – «E’ presumibile che il nuovo coronavirus SarsCoV2 abbia cominciato a circolare in Italia verso la fine di gennaio, quando ancora l’allerta non era al massimo ed i voli non erano bloccati: vari soggetti avranno preso l’infezione magari senza accorgersene. Dunque, quella che vediamo ora è già la terza generazione di casi». E’ l’analisi fatta all’Ansa da Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all’Università di Pisa. Il numero di casi infatti, chiarisce, «si raddoppierebbe circa ogni 7 giorni e questo spiegherebbe il numero attuale di casi in Italia».

«Ora – secondo Lopalco – il rischio è che i contagi da coronavirus si diffondano nelle grandi città: uno scenario di questo tipo segnerebbe l’inizio della fase epidemica vera e propria, che richiede misure mirate» con il passaggio da una fase di «contenimento» dell’emergenza ad una di «mitigazione». Dunque, avverte, «è fondamentale prepararsi e non perdere tempo, a partire dagli ospedali, che devono essere pronti a sostenere una richiesta improvvisa e massiccia disponendo di attrezzature, personale e di un’organizzazione efficiente per identificare subito i casi più gravi da quelli meno gravi che potrebbero essere trattati a domicilio».

Nell’ipotesi di un aumento di casi, tuttavia, «isolare le grandi città – spiega – non avrebbe senso: se si identificassero contagi massicci in una metropoli, presumibilmente tali soggetti avrebbero già infettato molte persone, molte delle quali si sono magari già spostate fuori da quei centri. Isolare ha senso solo se è ancora possibile bloccare la diffusione del virus in quel perimetro».

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