CITTÀ DEL VATICANO, 23 DIC – In Terra Santa nelle ultime settimane i cristiani avevano una grande speranza: quella di festeggiare il Natale con un accordo di pace o almeno con una tregua tra Israele e Hamas. Non sarà così. Come anche è un nuovo Natale di guerra in Ucraina. In Siria i cristiani sono combattuti tra la paura e la speranza. Lo sguardo in questi giorni è soprattutto su Betlemme, la città dove si fa memoria della nascita di Gesù. “Betlemme è triste, vuota e silenziosa. Manca la presenza dei pellegrini, manca l’aria di festa”, dice il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas. Ma non si può perdere la speranza, tema centrale anche del Giubileo: “Spero che in questi giorni si realizzino i propositi di pace che sembrano definirsi a breve. Sarebbe il miracolo di Gesù Bambino”, dice il francescano. Anche ad Aleppo tutto è pronto per la messa della ‘notte’ di Natale, anticipata alle 18 a causa del coprifuoco. “I nuovi governanti ci hanno invitato a celebrare le nostre liturgie come sempre. Al tempo stesso serve delicatezza nel festeggiare: molte persone tra noi e intorno a noi sono in lutto, dopo anni in cui tanto sangue è stato versato”, dice mons. Hanna Jallouf, vicario apostolico latino di Aleppo. In Ucraina sta per arrivare il terzo Natale di guerra ma i cristiani non rinunciano alle celebrazioni e neanche al pranzo tutti insieme come quelli organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. “Allestiremo le tavolate nelle chiese e in altri spazi comunitari, ma purtroppo a Kiev – riferisce da Leopoli Yurij Lifanse, il responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Ucraina – saremo costretti ad attrezzarci in sale sotterranee per via degli allarmi, non possiamo mettere a rischio l’incolumità delle persone”.