La parola d’ordine dentro Forza italia è «stop panic»: bisogna assolutamente fermare il clima di smarrimento che rischia di travolgere tutto il partito, poche ore dopo la morte del suo padre fondatore. Anzi, proprio mentre da tutto il mondo arrivano riconoscimenti alla figura del Cavaliere, è il momento di reagire uniti, con forza, per andare avanti. Antonio Tajani, da Washington, è netto: «Forza Italia andrà avanti perché Berlusconi ha sempre guardato al futuro e il nostro dovere è fare ciò che lui sognava fino all altro giorno. Non esiste l’ipotesi che Forza Italia scompaia perchè non scompare Berlusconi. Era un uomo che guarda al futuro e noi vogliamo costruire il futuro che lui aveva indicato».
Stesso concetto ribadito da Maurizio Gasparri, «chi ama la politica, chi ha vissuto con Silvio Berlusconi un percorso lungo 29 anni, sa che deve proseguire nel solco delle sue indicazioni, delle sue idee. Di Berlusconi ce n’è uno e non ce ne sono altri all’orizzonte, ma questo – sintetizza l’ex ministro – non fa venir meno la bontà di quelle idee e la necessità di attuarle».
Insomma, nei prossimi giorni e nei prossimi mesi la sfida comune sarà quella di dimostrare con i fatti che il presunto dogma, quello che secondo cui senza Berlusconi non esiste Forza Italia, è appunto tutto da dimostrare. Poi, dopo le europee, si faranno i conti. Anche se Matteo Renzi sintetizza il suo punto di vista: «Berlusfconi non può avere delfini o successori».
Ma al di là dei buoni propositi, l’umore resta pesantissimo. E guardando al futuro, c’è chi teme che il partito azzurro possa subire una diaspora. C’è chi evoca un clima da Titanic, da «chi si salvi chi può», prevedendo che tanti non vedono l’ora di mettersi in salvo saltando nelle scialuppe messe a disposizione da Fratelli d’Italia, magari creando quel partito unico del centodestra, quel partito repubblicano, che lo stesso Cavaliere aveva immaginato negli ultimi anni della sua vita. Qualcun altro potrebbe pensare di ingrossare le fila della Lega. Anche Matteo Renzi oggettivamente si candida a raccogliere un pezzo dell’elettorato azzurro, quello più moderato, più liberale, meno incline a essere subordinato a un asse sovranista.
Ma sono solo ipotesi. Per ora, nessuno intende parlare. A poche ore dalla scomparsa del Presidente: almeno sino al funerale di stato di mercoledì, nessuno intende nemmeno lontanamente proporre scenari, avanzare ipotesi sul futuro della creatura politica immaginato e creato da Silvio Berlusconi. Ma lontano dai taccuini, emergono i dubbi e le incognite che già da mesi dominano le menti e i cuori di tanti azzurri.
C’è il nodo dei finanziamenti: al riguardo la famiglia da tempo ha dato ampie garanzie ma il futuro resta una incognita. E chissà se Mediaset avrà a cuore i destini del partito azzurro o se raggiungerà un accordo direttamente con Giorgia Meloni. Stesso discorso vale ovviamente per il simbolo.
Un’altra grande incognità è anche nella gestione del partito: certamente il coordinatore nazionale Antonio Tajani avrà il compito di interpretare al meglio la sua leadership. Ma anche qui resta l’incognita di una gestione senza la supervisione di Berlusconi. Detto questo, pare che al momento a nessuno interessi arrivare a un redde rationem, che finirebbe per indebolire il potere contrattuale del partito in Parlamento come nel governo. Semmai una «tregua armata», una gestione più collegiale possibile sino alle europee, potrebbe essere l’unica strada per sopravvivere e rafforzare il pilastro popolare e moderato, in una forza autonoma, nel centrodestra italiano.