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25 Aprile, Mattarella: «Fare memoria, oggi e in futuro, di stragi e vittime»

Il presidente della Repubblica è intervenuto ad una manifestazione a Civitella Val di Chiana

Di Redazione |

“Sono venuto, oggi, qui a Civitella – uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista – per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul territorio nazionale e all’estero. Non c’é parte del suolo italiano – con la sola eccezione della Sardegna – che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente uccisi. La Regione che ci ospita – la Toscana – é tra quelle che hanno pagato il piú alto tributo di sangue innocente, insieme all’Emilia Romagna e al Piemonte”.

Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento a Civitella Val di Chiana. “Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca, di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perchê non si unissero ai partigiani, di operare vendette nei confronti di un popolo, considerato inferiore da alleato e, dopo l’armistizio, traditore. Si trattó di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale e all’onore militare e, ancor di piú, ai principi di umanitá. Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, puó infatti essere invocata per giustificare l’uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi” aggiunge. “I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati e giustiziati, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi di civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di disonore o per evitare d’incorrere nei rigori di una futura giustizia, o, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani – dice ancora il Capo dello Stato -. All’infamia della strage di Marzabotto, la piú grande compiuta in Italia, seguí un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni.

“Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’é futuro – chiosa Mattarella -. Una lunga di scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l’influenza dell’Italia si sarebbero dispiegate in un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Una aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana. Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo”. “Nasceva la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralitá di persone, motivazioni, provenienze e spinte ideali, trovó la sua unitá nella necessitá di porre fine al dominio nazifascista sul territorio italiano, per instaurare una nuova convivenza, fondata sul diritto e sulla pace – dice ancora Mattarella -. Vi fu l’eroica Resistenza dei circa 600 mila militari che, dopo l’8 settembre, rifiutarono di servire la Repubblica di Saló, il regime fantoccio instaurato da Mussolini sotto il controllo totale di Hitler. Vi fu la Resistenza delle popolazioni, ribellatesi spontaneamente di fronte a episodi di brutalitá e alle violenze, scrivendo pagine di splendido eroismo civile. Vi furono le coraggiose lotte operaie, culminate nei grandi scioperi nelle industrie delle cittá settentrionali. In tutta la Penisola, nelle montagne e nelle zone di mare, si attivó spontaneamente, in quegli anni drammatici, la rete clandestina della solidarietá, del risveglio delle coscienze e dell’umanitá ritrovata. Fu la Resistenza civile, la Resistenza senza armi, un movimento largo e diffuso, che vide anche la rinascita del protagonismo delle donne, sottratte finalmente al ruolo subalterno cui le destinava l’ideologia fascista. La Resistenza, nelle sue forme cosí diverse, contribuí in misura notevole all’avanzata degli Alleati e alla sconfitta del nazifascismo”. “Quei ragazzi, che riposano sotto le lapidi bianche dei cimiteri alleati che costellano la nostra Penisola, li sentiamo come nostri caduti, come nostri figli. Liberazione, dunque, dall’occupante nazista, liberazione da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l’arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libertá fondamentali, perseguitato gli ebrei e le minoranze, educato i giovani alla sacrilega religione della violenza e del sopruso. L’entrata in guerra, accanto a Hitler, fu la diretta e inevitabile conseguenza di questo clima di fanatica esaltazione” dice il Presidente della Repubblica. “Il 25 aprile é per l’Italia una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertá ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertá, che – trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista – hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o totalitarismo. Aggiungo – utilizzando parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975 – che “intorno all’antifascismo é possibile e doverosa l’unitá popolare, senza compromettere d’altra parte la varietá e la ricchezza della comunitá nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”. A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perchê un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertá, dalla giustizia. Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo in quella speranza. E per questo va ribadito: Viva la Liberazione, Viva la libertá, viva la Repubblica” ha concluso il Capo dello Stato. (ITALPRESS). Foto: Agenzia Fotogramma trl/red 25-Apr-24 11:38COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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