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Il lavoro come seconda chance

Giustizia riparativa e inclusione: dal carcere al cantiere

Ance Catania, le aziende del capoluogo etneo offrono opportunità per un percorso riabilitativo

Di Redazione |

Un’opportunità di riabilitazione, socializzazione e cambiamento attraverso il lavoro. È quanto accaduto ad Omar (nome di fantasia), un giovane uomo di origine nordafricana, che sta scontando ai domiciliari una pena detentiva per piccoli furti e che è stato inserito in un cantiere del Gruppo Cosedil in Sardegna, che fa capo all’imprenditore Andrea Vecchio. Il lavoratore si è perfettamente inserito nel team di lavoro che sta realizzando un edificio scolastico ad Olbia, dimostrando attaccamento al lavoro e competenza da muratore. Una chance avuta grazie all’impegno di Ance Catania e delle sue imprese, che da sempre mettono in campo iniziative volte all’integrazione sociale.

«Crediamo fortemente nella possibilità di reintegrare chi ha commesso un reato concedendogli un’opportunità lavorativa – spiega il presidente dell’Associazione etnea Rosario Fresta – non solo dopo aver scontato la pena, ma anche come misura alternativa di affidamento in prova, che rappresenta una fondamentale occasione di recupero sociale». Parole confermate dall’operato dei Costruttori etnei, che lo scorso 5 luglio 2022 hanno siglato un protocollo d’intesa con la Fondazione Francesco Ventorino, che offre assistenza ai detenuti della casa circondariale di Piazza Lanza e ospita nella casa di accoglienza “Rosario Livatino” coloro che godono della misura alternativa alla detenzione in carcere. È qui che Omar ha ricevuto ospitalità ed è rimasto per quasi un anno, dimostrando buona volontà e capacità di adattamento.

«Un accordo in linea con i diritti costituzionali sul diritto al lavoro e sulla sua funzione rieducativa, che si propone un duplice obiettivo: l’integrazione sociale e la formazione di figure qualificate per lo sviluppo e il progresso della filiera delle costruzioni», aggiunge Fresta. Un’occasione, dunque, non solo per il singolo, ma per la collettività. A dimostrare che il percorso di riabilitazione sia ormai una realtà a livello nazionale sono le ultime stime del ministero della Giustizia: su 54.841 detenuti, i lavoratori sono 18.654, molti dei quali alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria. Ben 26 le categorie di impiego, diminuendo in maniera netta il rischio di recidiva e portando nuova forza lavoro in settori che soffrono per la mancanza di personale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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