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Bambini con disabilità, il seggiolino omologato in aereo è un diritto
Associazione catanese "Il sorriso di Riccardo", una battaglia lunga 13 anni. La presidente Maria Tersa Tripodi: «In viaggio senza travel chair: una criticità irrisolta che rappresenta una vera e propria “barriera” nella mobilità dei nostri figli»
Tutelare il diritto alla mobilità di tutti i passeggeri, in particolare dei soggetti più fragili – i bambini con gravi disabilità – è la battaglia portata avanti da tredici anni a questa parte dall’associazione catanese “Il sorriso di Riccardo”. Garantire l’inclusività, soprattutto in situazioni segnate dalla malattia e dalla speranza di una cura, è la priorità di tantissime famiglie costrette troppe volte a spostarsi da Sud a Nord verso ospedali specializzati. E se da un lato è vero che dallo scorso agosto è entrato in vigore il provvedimento Enac per la scelta gratuita dei posti a sedere riservati ai minori con mobilità ridotta e ai loro genitori (e/o accompagnatori); dall’altro c’è ancora una criticità irrisolta che rappresenta una vera e propria “barriera” nel trasporto aereo: la mancanza di seggiolini posturali omologati per viaggiare in sicurezza.
«Era il 2008 quando per la prima volta contattai l’Enac, in quanto ente preposto all’attuazione della normativa per il diritto al volo dei disabili, per rappresentare le difficoltà dei bambini con problemi posturali come mio figlio Riccardo – spiega Maria Teresa Tripodi, presidente dell’associazione “Il sorriso di Riccardo” – Da allora, con l’associazione, nata dopo la morte di mio figlio e a lui intitolata, ho iniziato una battaglia di civiltà affinché i bambini come lui fossero messi in condizione di volare in sicurezza e con gli stessi diritti di tutti gli altri passeggeri. Ma purtroppo, nonostante le continue denunce, nulla è cambiato. Negli ultimi mesi abbiamo seguito il caso di due bambini siciliani con paralisi celebrale infantile che hanno rischiato di essere lasciati "a terra" da una compagnia low cost con licenza italiana. Per legge, infatti, dopo i due anni d'età, a ogni passeggero deve essere assegnato un posto a sedere, ma questi bambini hanno bisogno di seggiolini appositi per viaggiare in sicurezza. Dispositivi – denominati “Travel Chairs” – dal costo di circa 3mila euro, che molte compagnie ancora non hanno. L'unica alternativa allo stato attuale è quella, assolutamente insicura, di farli volare in braccio ai genitori».
Il Regolamento (CE) n. 1107/2006 del 5 luglio 2006, relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo, sancisce “la possibilità di viaggiare in aereo a condizioni simili a quelle degli altri cittadini, senza esserne escluse se non per motivi giustificati di sicurezza previsti dalla legge”. In applicazione di tale Regolamento – che rispetta i diritti e osserva i principi riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea – i vettori sono tenuti a fornire assistenza (senza costi addizionali per il passeggero) con l’impiego di personale adeguatamente formato e attrezzature necessarie, sia in aeroporto che a bordo degli aeromobili.
«In tale contesto – continua Maria Teresa Tripodi – l'Enac è stato individuato, con decreto ministeriale 24 luglio 2007 n. 107/T, quale Organismo responsabile dell'applicazione del Regolamento e ha elaborato, congiuntamente alle Associazioni coinvolte e agli Operatori del settore, la circolare GEN 02-B del 13 maggio 2021 di attuazione del Regolamento stesso. Ma purtroppo la situazione non è mai cambiata. Una condizione che risulta particolarmente grave per i bambini siciliani disabili che devono recarsi in altre regioni e, a volte, anche in altri Paesi, per sottoporsi a interventi terapeutici non disponibili nella regione di residenza. Per i giovani passeggeri affetti da PCI, occupare un posto senza adeguati accorgimenti e ausili è praticamente impossibile, oltre che pericoloso. I genitori sono costretti ad affidarsi alla sensibilità e al buon senso del comandante di volo e chiedere che sia loro consentito, quantomeno al di fuori del decollo e dell’atterraggio, in via del tutto eccezionale, di tenere il figlio in braccio con cintura aggiuntiva, come accade per i passeggeri “infant” al di sotto dei due anni. Una situazione assurda che non può essere più consentita. Per non parlare dei problemi che insorgono nel momento in cui il bambino, cresciuto, non riesce più a stare in braccio al genitore. Tutto questo potrebbe essere facilmente risolto se le compagnie aeree che servono gli scali siciliani e perché no, quelli nazionali, si dotassero di uno strumento, omologato e presente nei manuali di volo, già utilizzato da numerose compagnie di mezzo mondo – una per tutte la British Airways – che costituisce una sorta di seggiolino da auto da inserire nel posto destinato al piccolo disabile e che consentirebbe al bambino di viaggiare in assoluta sicurezza. Ci appelliamo ancora una volta alla responsabilità degli Enti preposti – conclude Tripoli – affinché accolgano il nostro grido d’aiuto. Noi continueremo a lottare al fianco dei nostri genitori e dei loro figli. Per vincere finalmente una vera e propria battaglia di civiltà».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA