Inchieste
Problemi d’inizio anno: le scuole siciliane cadono a pezzi
La Scuola. In Sicilia si è consumata la prima settimana del nuovo anno scolastico, che ha preso il via ufficialmente il 14. Situazione tutt’altro che serena. Vero è che l’assessore regionale Marziano, proprio ad inizio del mese, ha potuto comunicare una serie di iniziative comunitarie, nazionali e regionali, attualmente aperte a favore dell’edilizia scolastica. Dal Fondo Europeo di Sviluppo regionale Fesr, per esempio, arrivano 115,2 milioni alla Sicilia. Ma se i soldi ci sono, i bandi sono aperti e gli enti locali dovrebbero accelerare con l’elaborazione dei progetti per la messa in sicurezza degli edifici scolastici di loro competenza, il quadro che si è delineato già in una settimana non promette nulla di buono. Scuole materne, elementari, medie, superiori: problemi diffusi, calcinacci che cadono nelle classi e davanti ai portoni d’ingresso, nelle palestre e nelle sale professori.
La prima grande paura dell’anno a Palermo. All’istituto scolastico Ragusa Moleti, che ospita scuola primaria e dell’infanzia, inaugurazione con crollo dell’intonaco, scolari in fuga accompagnati da maestre e maestri, arrivo dei vigili del fuoco. E la paura dei genitori, le spiegazioni del Comune, la stridente contraddizione tra ciò che dovrebbe essere e ciò che è. Cioè la scuola riparo sicuro, formativo ed educativo per la collettività, invece paura e delusione. Ma quella del Ragusa Moleti è solo una delle cento storie di questa prima settimana. Problemi a Catania tra i genitori degli scolari del Circolo Didattico Rapisarda e la dirigente scolastica che, nonostante le rassicurazioni dell’amministrazione comunale, chiede di trasferire per motivi di sicurezza le classi quinte della scuola. E polemiche, proteste e manifestazioni anche sullo stato in cui si trova l’immobile destinato ad ospitare l’Istituto Alberghiero a San Michele di Ganzaria, con la denuncia diretta e chiara della preside dell’Iis “Cucuzza-Euclide”, prof. Maria Malignaggi.
Situazione di degrado diffuso sul territorio, con dati statistici che parlano chiaro: in Sicilia il 75% degli istituti scolastici non è stato progettato e neanche adeguato alla normativa antisismica e quasi tutti non hanno il certificato di conformità. Dallo studio dell’ufficio regionale per l’anagrafe scolastica emerge che quasi un istituto su tre è stato costruito tra il 1961 e il 1971, il 18% addirittura tra il ‘21 e il ‘60. Poco più di mille sono quelli realizzati dopo il 1976, quando sono entrate in vigore le leggi antisismicità. E, per di più, solo il 17% degli edifici che ospitano le scuole siciliane ha effettuato la verifica sismica. Controlli non di routine, ma fondamentali per prevenire tragedie. Servirebbe un’azione incisiva da parte degli enti locali per intervenire sui 4.345 edifici scolastici siciliani che sono in situazioni critiche: servono manutenzioni ordinarie e straordinarie, il 90% non ha il certificato di prevenzione incendi e in uno su dieci c’è una forte presenza di amianto.
Dove mandiamo i nostri figli a studiare, dunque?
Dove c’è posto. Ad Agrigento da anni è in stato di abbandono l’ex Istituto Professionale Fermi. Fu chiuso quando scoppiò lo scandalo del cemento depotenziato dell’ospedale San Giovanni di Dio. Ed è rimasto lì, chiuso. Tre edifici abbandonati al degrado, alle incursioni di teppisti, un danno anche economico per la collettività. L’istituto ha trovato spazi e aule altrove, il fantasma abbandonato giace.
Non c’è provincia che possa dire di star bene nell’Isola. A Siracusa un’istituzione come il liceo Corbino «resiste, considerata la vetustà storica dell’edificio – ha spiegato al nostro giornale nei giorni scorsi la dirigente Lilly Fronte – e noi cercheremo di migliorare gli stratagemmi per la sicurezza, abbattendo le barriere architettoniche, consolidando la struttura e attivando le vie di fuga». Anche al Gargallo – ha ammesso la dirigente Maria Grazia Ficara – qualcosa non va, perché siamo in circa 700. Internamente siamo a posto, ma manca la manutenzione della aree esterne».
Ma se le docenti provano a trasmettere ottimismo, e fanno bene, i ragazzi sono assai più tranchant. «Tornare in classe e trovare i tetti che crollano, i bagni intasati e i servizi che mancano non è mai bello – ha spiegato Alessio Baldini, della Consulta degli studenti – né vorremmo passare il nostro tempo scontrandoci con la burocrazia. Vorremmo, invece, una maggiore continuità, cosa non possibile con gli insegnanti che vanno e vengono a causa delle assunzioni. Se molti ragazzi scelgono di andare a studiare fuori è anche colpa di strutture che non offrono proposte allettanti».
Insomma sale la voce della protesta. Del resto ragazzi, docenti e personale Ata vivono gran parte del loro tempo dentro quelle mura e vorrebbero, quanto meno, stare al sicuro. E preoccupati sono i genitori degli studenti, al punto che uno di loro, un ex consigliere provinciale messinese, Giuseppe Lombardo, ha scritto direttamente al ministro Fedeli per sottolineare la scarsa sicurezza e i mancati controlli nel plesso scolastico che ospita le elementari di Roccalumera.
Ma di che stiamo parlando, allora? Secondo il rapporto Ecosistema Scuola 2016, realizzato dal Legambiente, delle scuole peggiori d’Italia, visto che una scuola su tre “necessita di interventi di manutenzione urgente”. In effetti qualcosa si sta facendo. Dalla mappatura di cantieriscuole.it, risulta che sono attivati 1.400 interventi. Circa 150 ad Agrigento, un centinaio a Caltanissetta, 264 nell’etneo (72 interventi solo nel comune di Catania per 46 edifici coinvolti), poco più di 70 nell’ennese, 270 nel messinese, più di trecento nel palermitano, circa 70 nel ragusano, 69 nel siracusano, circa 130 nel trapanese. E’ qualcosa, ma poco ancora, se chiudiamo pensando che secondo i dati dell’Anagrafe edilizia scolastica del Miur soltanto una scuola in Sicilia su due si è dotata di accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche e lo stesso dato riguarda gli istituti in possesso della certificazione di agibilità, cioè quel documento necessario per attestare il rispetto dei requisiti di legge necessari in materia di sicurezza dell’immobile. Per evitare domani, di dover andare a cercare la mitica prof. Serino sotto le macerie della biblioteca della Scuola.
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