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Migranti, eurodeputata Schlein: «Richieste d’asilo così andiamo oltre trappola-Dublino»

Di Andrea Lodato |

Il testo è stato approvato con 43 voti favorevoli e 16 voti contrari, dopo una lunga negoziazione parlamentare, votato da una maggioranza ampia e trasversale che va dai socialisti e democratici, ai verdi e la sinistra unitaria, per arrivare ai popolari e ai liberali. Tra chi si è battuto con il massimo impegno per arrivare a questo risultato anche la giovane eurodeputata di Possibile, Elly Schlein, relatrice della riforma di Dublino per il gruppo dei Socialisti e democratici, che proprio in questi giorni è in Sicilia per alcuni incontri sul tema dell’immigrazione e per alcuni appuntamenti politici. A Elly Schlein abbiamo chiesto di spiegare quali sono le modifiche più importanti che sono state introdotte dal testo approvato.

«E’ una vera svolta nel sistema di asilo politico perché finalmente si supera il criterio per cui la richiesta di asilo deve essere presentata nel primo Paese dove arriva un immigrato. Questa norma si sostituisce con un meccanismo permanente e automatico che presuppone che la richiesta di protezione sia presentata all’Unione europea nel suo insieme e non più a un singolo Stato. In sostanza, la richiesta viene presentata all’Unione e non si potrà più mandare indietro, in Italia o in Grecia ad esempio, un rifugiato solo perché è arrivato in Europa attraverso uno di questi Paesi».

Qualcuno contesta l’intesa dicendo che c’è il rischio che si abbassi la soglia di sicurezza e di controllo su chi arriva.

«Non è assolutamente così. Il richiedente asilo che arriverà in Italia sarà identificato negli hotspot dalle nostre autorità nazionali e i suoi dati, proprio per questioni di sicurezza, dovranno essere confrontati con i database delle forze di sicurezza nazionale ed europee. Ed è la procedura che viene seguita adesso. Al nostro Paese resterà poi il compito di fare i primi controlli di ammissibilità della procedura di Dublino e a quel punto, se l’immigrato risulterà idoneo, potrà essere trasferito in un altro Stato membro».

Oltre al passaggio fondamentale dell’aggirare la trappola dell’imposizione del criterio del primo Paese a cui chiedere l’asilo, avete ottenuto anche altri risultati importanti legati al ricongiungimento familiare.

«Sì, uno dei primi criteri per la scelta del Paese, infatti, sarà quella del ricongiungimento familiare che siamo riusciti a far estendere anche a fratelli e sorelle, a chi ha figli adulti ma ancora a carico e anche a familiari che non siamo richiedenti asilo, ma immigrati assolutamente già con posizioni regolarizzate».

Sul punto del ricongiungimento familiare lei è particolarmente felice per l’aspetto legato ai minori.

«E’ vero, perché è di enorme importanza la procedura accelerata di ricongiungimento familiare. Fino a oggi un minore può dover aspettare anche fino a 2 anni per riunirsi con la madre o un altro parente. Con questa riforma basteranno sufficienti informazioni di parentela per passare direttamente l’esame della domanda al Paese in questione, senza dover aspettare la fine dell’iter».

Ma avete allargato il ventaglio di opportunità per la scelta del Paese per il richiedente asilo anche con altri criteri.

«Sì, ci sarà anche il criterio del possesso di un visto o di un titolo di studio conseguito in uno dei Paesi dell’Unione europea. In assenza di questi gli sarà proposta una scelta tra quattro Stati, tra quelli più lontani dal raggiungimento della quota stabilita in base a criteri legati a popolazione ed economia. Il Paese scelto sarà quello in cui verrà trasferito il migrante e che si dovrà fare carico dell’esame della domanda. Aggiungo che, grazie a un mio emendamento, si chiede che i costi di questa pre-procedura di asilo vengano sostenuti dall’Ue, e non dal Paese di primo ingresso».

Già sulle quote di ricollocamento cdei migranti molti Paesi si sono tirati indietro. Se dovesse capitare anche con questo nuovo regolamento come interverrà l’Ue?

«Abbiamo chiesto che vengano imposte delle sanzioni sotto la forma della perdita di una parte dei fondi comunitari che spettano a quella nazione».

Quanto sarà difficile in Plenaria superare le resistenze dei singoli Paesi che non condividono questo testo?

«Il lavoro di negoziato è stato lungo, durato ventuno sedute, non facile, ma con uno spirito di collaborazione abbiamo trovato un buon compromesso che ha portato anche i popolari e liberali, oltre a noi, alla Gue e ai Verdi, a sostenere la riforma, con il voto anche dei colleghi polacchi. Le resistenze ci saranno, e temo non soltanto da parte di quei Paesi che hanno negli ultimi mesi manifestato apertamente la loro ostilità, ma anche da altri. Ma alla fine credo che anche in Plenaria si potrà avere una grande convergenza».

Smetteremo di vedere in Sicilia, quindi, immigrati che fuggono tra le campagne per non farsi prendere le impronte digitali e restare incastrati nell’Isola e in Italia?

«Con questa riforma penso proprio di sì. E così eviteremo anche confusione e speculazione su queste “fughe” di immigrati che hanno soltanto il desiderio di raggiungere la loro meta prestabilita senza restare nella trappola di norme sbagliate».

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