Notizie Locali


SEZIONI
°

Fughe d'amore

L’assistente sociale: «Ragazzine senza guida fuggono da casa e diventano piccole madri»

La riflessione di Maria Grazia Sapienza, della Fondazione Cirino La Rosa onlus di Catania, parte proprio da questa “fotografia”

Di Laura Distefano |

Passano gli anni ma certi meccanismi sociali devianti hanno resistito. Si sono modificate le motivazioni scatenanti. La “fuitina”, nel dopoguerra, era considerata la strada maestra per mettere i genitori davanti al fatto compiuto. Per evitare “il disonore” di una figlia marchiata dalla lettera scarlatta si finiva per celebrare delle nozze con protagonisti due perfetti sconosciuti. Oggi la fuga d’amore è letteralmente una fuga della fanciulla dalla casa d’origine. Etichettata come una trappola da cui scappare.

Ma per poter comprendere è necessario immergersi in mondi a molti sconosciuti seppure vicini. Vicinissimi. In alcune zone delle città metropolitane siciliane, nei cosiddetti quartieri a rischio e con pesanti difficoltà socio-culturali, vivono centinaia «famiglie multiproblematiche». La riflessione di Maria Grazia Sapienza, della Fondazione Cirino La Rosa onlus di Catania, parte proprio da questa “fotografia”. Assistente sociale da 30 anni nel capoluogo etneo, opera maggiormente nei quartieri di Librino e San Giorgio, ma ha esperienza accumulata anche in altri quartieri problematici. «Ho visto parecchi casi di “fuitina” – ammette Maria Grazia – ma non si è trattato di due innamorati che sollecitano le famiglie, magari in disaccordo o con difficoltà economiche, a dare il consenso al matrimonio. Questo fenomeno è diffuso in contesti familiari socialmente degradati, con storie legate alla criminalità, con padri assenti per svariati motivi (alcuni sono in carcere o ai domiciliari) e con madri fragili. Mamme che non riescono a essere una guida genitoriale. Una donna che magari proviene da più relazioni con figli. E delega la “maggiore” a prendersi cura delle faccende domestiche e dei fratellini. E quindi – spiega ancora l’assistente sociale – la ragazzina intorno ai quindici e sedici anni decide di fuggire con il giovanotto appena conosciuto, nella maggior parte dei casi sui social, per spezzare questa catena di costrizioni. Quindi vanno a casa dei nonni o della zia e fanno la “fuitina”, considerandola il mezzo per liberarsi da uno stato di malessere. Ma in realtà non comprendono che passano da una trappola a un’altra. Alcune volte si trovano in relazioni tossiche e violente». Spose bambine. Baby mamme. «Abbiamo ventenni già con quattro figli. E trentenni già nonne. Molte hanno a stento conseguito la licenza media», spiega Sapienza.

Ma chi le può salvare? «La base è contrastare la povertà educativa. Oggi le scuole sono molto più competenti. Grazie alle segnalazioni – chiarisce Maria Grazia – riusciamo ad attivare percorsi didattici di sostegno all’interno degli istituti scolastici. Il problema nasce quando questi progetti sono interrotti. Anche la sospensione – aggiunge – della pausa estiva diventa un ostacolo», conclude.Va mostrato un mondo alternativo a queste bimbe diventate adulte troppo presto. «Alle ragazze – dice Maria Grazia – va insegnato che possono sognare, che hanno tutte le carte per trovare il loro posto nel mondo e la loro realizzazione lavorativa. Ma serve studiare e impegnarsi. Molte frequentano corsi professionali su moda, estetica, ristorazione. Ma quello che va sottolineato è che per poterle veramente aiutare serve la collaborazione di un componente della famiglia. Purtroppo l’assistente sociale viene vista come quella che vuole togliere i figli, come una nemica – dice Maria Grazia con un po’ di amarezza – ma invece l’allontanamento dai familiari è l’ultima alternativa. Noi operiamo per sostenerli e accompagnarli in questo meraviglioso percorso della genitorialità. Ma va fatto comprendere che diventare madri e padri significa assumere responsabilità». Rompere i gangli di questo sistema sociale è un obiettivo complesso. «I passi da compiere sono ancora tanti, ma io ci credo che possiamo fare la differenza. Se non ci credessi non farei questo mestiere da trent’anni», dice Maria Grazia. Ogni giorno il suo cellulare è tempestato di messaggi. Un semplice «grazie» diventa la benzina del motore per andare avanti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA