Sono comunemente noti come «criminali». Ma anche «gente pazza che vive in questi momenti delle esaltazioni patologiche», oppure colpevoli di «reati gravi come quelli mafiosi, reati contro l’umanità». Persino «mani diaboliche» e «vandali senza cuore e coscienza». La Sicilia intera, come ogni anno di questi tempi, dichiara guerra ai piromani. Senza se e senza ma.
Come si combattono i responsabili dei roghi che hanno messo in ginocchio l’Isola? Il Codacons propone di mettere «una taglia di 50mila euro a piromane, offrendo i soldi a chi riesce a permetterne l’identificazione, con successiva pena». Eppure la Regione dispone già di un arsenale – rectius: di una flotta – per controbattere, o quanto meno arginare, l’avanzata dei signori del fuoco.
Ed eccoli, i droni. Annunciati, l’11 giugno del 2021, dall’allora assessore regionale regionale a Territorio, Toto Cordaro, in una conferenza stampa per presentare «una serie di misure di contrasto e prevenzione del fenomeno degli incendi in Sicilia». Con specifica sull’investimento della Regione: «Sono stati acquistati 90 droni, per un costo complessivo di 109 mila euro, che saranno utilizzati in tutti e nove gli ispettorati provinciali per la prevenzione e la raccolta di informazioni. In più a Palermo, attraverso un’apposita gara, è stata individuata una ditta che al costo di 40 mila euro fornirà un servizio pari a 120 ore di volo».
È tutto vero. Ed è anche l’inizio di un intenso shopping della Regione per avere una «flotta di velivoli a pilotaggio remoto» da assegnare al Corpo forestale siciliano nell’ambito del “Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi e di vegetazione”. L’elenco delle spese è lunghissimo: nel 2021 i primi 73.540,43 euro alla Professional Service di Cosenza per i primi mezzi, poi altri 47.971,50 euro alla Noon Service di Palermo, specializzata in energie rinnovabili come si evince dal sito aziendale, per l’acquisizione di un sistema aeromobile a pilotaggio remoto» da affidare in dotazione all’Ispettorato Foreste di Palermo. Poi, a fine anno, una previsione di 70.491 euro per «l’implementazione dell’uso dei droni per il personale del Corpo Forestale della Regione», successivamente abbassato a 46.919 euro assegnato con affidamento diretto alla JP Droni di Genova. A luglio del 2022, nel pieno di un’ altra estate d’emergenza incendi, il decreto di stipula integrativa per altri 8 droni. Senza considerare i costi per la formazione: 53.350 euro nel 2022 per i corsi di pilotaggio assegnati con trattativa diretta alla cooperativa Schera di Corleone.
Il conteggio totale è complicato da calcolare, in quanto all’appello manca qualche atto. Ma la spesa della Regione, fra il 2021 e il 2022, dovrebbe aggirarsi sui 300mila euro.
Per avere cosa? «Dei bellissimi giocattoli: droni a scopo ricreativo, utili, nelle belle giornate di primavera, per scattare qualche foto del meraviglioso panorama siciliano», è l’ironico sfogo di un anonimo dipendente del Corpo forestale siciliano. In effetti il “contingente” di droni, secondo fonti regionali, è attualmente composto da 84 “DJJ Mavic Mini 2 combo”, pilotabili senza patentino, e da 11 “DJJ Mavic Enterprise Advanced”, per i quali serve l’abilitazione Enac.
I primi sono a tutti gli effetti droni amatoriali: peso di 249 grammi, non possono volare con vento superiore a 30-35 km/h né con temperature superiori a 40° né dopo il tramonto e hanno comunque un’autonomia di 30 minuti in “modalità risparmio” e infine, non essendo dotati di sistema anti-collisione, non possono muoversi al di fuori della portata visiva dell’operatore. I secondi, al di là del nome commerciale, sono di poco più performanti: al contrario del modello base hanno la telecamera termica, ma comunque caratteristiche molto simili: mezz’ora di autonomia, limiti di 40° di temperatura e di 37 km/h di vento; dalla scheda tecnica non si evince se possano funzionare in notturna.
«Ma comunque nessuno dei mezzi acquistati dalla Regione – sbotta Fabio Venezia – alla funzione per cui sono stati acquistati: né inverventi antincendio né avvistamenti precoci di piromani». Il deputato regionale è il primo firmatario di un’interrogazione del gruppo del Pd rivolta al governatore Renato Schifani e all’assessora al Territorio e Ambiente Elena Pagana. Del resto il presidente, due giorni fa, forse consapevole delle spese del precedente governo, ha detto: ««Ben venga anche l’uso dei droni come ha fatto il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto. Ce ne faremo carico e lo faremo anche noi». Magari con mezzi adeguati.
Ma i dem chiedono conto e ragione «rispetto all’effettivo utilizzo, alle modalità d’impiego (specificando i connessi dati e risultati)» dei droni nella campagna antincendio 2023. Quella della Sicilia che brucia. In sottofondo alcuni dubbi: il prezzo d’acquisto, che sarebbe «di circa il 20% superiore al costo di mercato», ma anche le spese di formazione che «appaiono assolutamente ingiustificate e sproporzionate» visto che quasi tutti i droni si guidano senza patentino, oltre che sulla circostanza che in alcune gare «vengono invitate solo ditte di Palermo». Venezia, componente dell’Antimafia regionale, annuncia anche «la richiesta di uno specifico approfondimento in commissione sui tanti lati oscuri di una vicenda grottesca che sa quanto meno di beffa».
Tanto più che, oltre ai droni-giocattolo, la stessa ditta da cui s’è rifornita in prevalenza la Regione produce e vende mezzi specifici: resistenza a venti forti e ad alte temperature, notevole autonomia, possibilità di volo notturno e a lunga distanza di controllo, sistema anti-collisione. Ci sono pure le telecamere con intelligenza artificiale che distiguono un veicolo da un animale in movimento e lo segnala in tempo reale. Certo, ovviamente costano di più: circa 10mila euro l’uno. Ma sono proprio i droni per la vigilanza anticendio. Forse per questo la Regione non li ha comprati.
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