Ma è davvero tutto colpa della tropicalizzazione? In questi giorni di fuoco e di paura tutti i potenziali tenutari di pezzi di responsabilità – sulla Sicilia che brucia e che resta senza luce né acqua – buttano la palla in tribuna. Come se tutto quello che è successo dipendesse dall’ormai immanente climate change.
E invece no.
Temperature record e incendi hanno avuto un pesante effetto collaterale: mezza Sicilia senza energia elettrica (alcune zone per molto tempo) e di conseguenza con lo stop del servizio idrico. Il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, ha fornito il quadro nell’informativa di ieri alla Camera: «Risultano oggi disalimentate meno di 15mila utenze concentrate prevalentemente in provincia di Catania, soprattutto nell’area pedemontana». Qualche ora dopo E-Distribuzione, la società del gruppo Enel che gestisce le reti elettriche di media e bassa tensione, darà numeri diversi: in provincia di Catania «alle ore 17 i clienti senza energia elettrica erano 6.500», annunciando che «la normalizzazione è prevista in serata».
Il peggio, dunque, sembra essere passato. Eppure, visto che alle giornate infernali da poco vissute dovremo purtroppo abituarci, ci sono alcune questioni da affrontare. Una su tutte: l’obbligo di avere una resilienza della rete rispetto alle condizioni climatiche. E non per gentile concessione di chi la gestisce. Ma in ossequio a precise prescrizioni nazionali e comunitarie.
A che punto è l’implementazione in Sicilia del “Piano di resilienza della rete elettrica”, di cui parla al titolo 10 il Tiqe (Testo integrato della regolazione della qualità) emanato dall’Arera? Il piano dell’Autority per l’energia non è una novità anti-negazionismo sul cambiamento climatico. Il testo infatti, risale al 2015 e serve a «monitorare e migliorare la qualità delle reti elettriche nel contesto dei cambiamenti metereologici mondiali in atto», peraltro rafforzato dal piano decennale dell’Ue, il cosiddetto “Clean Energy”, che impone la resilienza delle reti ai fenomeni climatici.
Ora, la rete elettrica in Sicilia è adeguatamente resiliente? La risposta che ci arriva dalla cronaca di questi giorni è evidente: no. Sul perché La Sicilia ha raccolto, da un manager del settore della distribuzione energetica (che, per ovvie ragioni, chiede di restare anonima) tre livelli di spiegazione. Il primo è il più basilare: «L’alta temperatura che ha inaridito il terreno facendo diminuire la dissipazione termica ed innalzando la temperatura dei cavi». La seconda chiave di lettura pone già qualche dubbio: «In alcune reti c’è un sistema di ripristino delle tratte elettriche guaste tramite un meccanismo di contro-alimentaziome, con cui si ridà energia attraverso altre linee: queste possono essersi sovraccaricate dovendo erogare per la loro zona e per quella rotta e tutto si è bruciato a catena». Il terzo livello di analisi chiama in causa la rete di E-Distribuzione che «non sempre ha un modello matematico legato a un sistema di allarme, che monitora la corrente nel cavo, umidità, temperatura e vetustà, attivando spegnimenti o abbassamenti di potenza cautelativi». E dunque i black-out di questi giorni sarebbero destinati a ripetersi al ripresentarsi delle medesime condizioni.
Quanto sono rispettivamente attendibili queste spiegazioni rispetto al “buco nero” della luce nell’Isola? L’abbiamo chiesto ai diretti interessati. «E-Distribuzione, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Astronautica, Elettrica ed Energetica (Diaee) dell’Università di Roma “La Sapienza”, informa che le eccezionali temperature estive e soprattutto, il loro protrarsi per giorni, in assenza di piogge, portano i materiali isolanti utilizzati nei cavi elettrici interrati a operare in condizioni anomale, con possibilità di guasti repentini estremamente più elevate rispetto agli altri periodi dell’anno. Tali circostanze hanno generato i disservizi che si sono verificati in questi giorni sulle linee elettriche della Sicilia». Dunque nessuna responsabilità legata a una carenza infrastrutturale. «Il fenomeno è stato registrato su cavi interrati di qualunque tipo, senza alcuna correlazione alla loro capacità di trasporto e alla loro qualità», spiega infatti E-Distribuzione. Precisando di avere «avviato da diversi anni una collaborazione con il Dipartimento al fine di studiare gli effetti del cambiamento climatico sulle proprie reti elettriche, in modo da poter individuare possibili contromisure da adottare per far fronte alle nuove contingenze climatiche».
C’è un altro aspetto importante. I soldi (la maggior parte dei quali pubblici) che il gruppo Enel ha incassato proprio allo scopo di migliorare la resilienza della rete. Nel 2018, ad esempio, in una conferenza stampa congiunta di governo regionale e vertici aziendali, veniva annunciato: «Sono complessivamente 11 i progetti di E-Distribuzione finanziati al 100% dalla Regione per un totale di circa 43 milioni di euro per la realizzazione di reti intelligenti di distribuzione dell’energia. Con tali risorse sarà rafforzato l’impegno verso la digitalizzazione e il potenziamento della rete elettrica regionale». E non solo. Perché la società del gruppo Enel ha vinto un bando del ministero dell’Ambiente (graduatoria pubblicata a dicembre 2022) «per la selezione di proposte di intervento finalizzate a migliorare la resilienza della rete elettrica di distribuzione a eventi meteorologici estremi». Naturalmente con risorse del Pnrr. Fra i numerosi progetti ce n’è uno da 22.049.593 euro – “Aumento resilienza Sicilia” – interamente ammesso a finanziamento. Un secondo, dell’importo di quasi 50 milioni, è nell’elenco dei “progetti ammissibili ma non finanziabili”.
Qui s’impongono alcuni interrogativi. A che punto sono gli 11 interventi pagati dalla Regione? Qual è il piano operativo con i 22 milioni del Pnrr e cosa prevedeva il secondo elenco non finanziato? E infine qual è il dettaglio del Piano di Resilienza 2022-24 di E-Distribuzione in Sicilia? A queste tre domande l’azienda risponde in modo generico: «Gli investimenti sulle reti sono costanti e, nei prossimi due anni, saranno 412 milioni di euro del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza quelli investiti dalla società per il potenziamento e l’adeguamento della rete elettrica. Anche la provincia di Catania è inserita a pieno titolo nel Pnrr con una previsione di spesa di 225 milioni di euro (dei 412 stanziati) per l’aumento della resilienza della rete alle ondate di calore e della capacità di accogliere l’energia prodotta da impianti a fonte rinnovabile». Il tutto, rivendica, E-Distribuzione, assicurando « il suo impegno vigoroso e costante nel continuare ad operare per rendere sempre più resilienti le reti elettriche, intervenendo in costante coordinamento con le istituzioni locali, le Prefetture e la Protezione civile regionale». A proposito: il 3 agosto è fissato incontro fra i vertici del gruppo Enel e l’assessore regionale all’Energia, Roberto Di Mauro. Magari sarà un’occasione per chiarire meglio cos’è successo in questi giorni e quali sono le prospettive dei progetti in Sicilia.
Infine, però, mancano un paio di numeri. Come, ad esempio, l’Ird (Indice rischio disalimentazione) e soprattutto l’Ire (Indice resilienza della rete elettrica). Quali sono i valori dei due indici prima e dopo gli eventuali interventi di upgrade della rete in Sicilia? Forse perché considerati dati industriali “sensibili”, Enel non ce li ha forniti. Eppure sarebbero stati utili. E lo sono ancora. Per capire tante cose.
m.barresi@lasicilia.it