Siracusa, nel teatro greco ecco di scena la Lisistrata “guidata” da Solenghi: applausi meritati, ma alcuni tratti stentano…

Di Redazione / 29 Giugno 2019
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SIRACUSA – La prima di Lisistrata di Aristofane è andata! E per chi vuole assistere allo spettacolo le repliche saranno ogni giorno, fino a sabato 6 luglio.

Ieri nel teatro greco di Siracusa, agorà del presente, l’evento tanto atteso con la regia di Tullio Solenghi, ha avuto applausi meritati, anche se a tratti la rappresentazione ha stentato a decollare. La traduzione del testo è di Giulio Guidorizzi, la collaborazione alla regia e le scelte musicali di Marcello Cotugno, la scenografia e i costumi di Andrea Viotti, le coreografie di Paola Maffioletti.

Lisistrata (interpretata dalla bravissima e profonda Elisabetta Pozzi) è personaggio emblematico di tutte le battaglie che le donne possono – con la saggezza e il senso di responsabilità che le contraddistingue – guidare. La storia racconta il colpo di stato messo in atto dalle donne di Atene e di Sparta – città nemiche da sempre – per tornare alla pace. Il piano di Lisistrata, il cui nome vuol dire dissolvitrice di eserciti, propone un’astensione collettiva dei rapporti sessuali delle donne con i loro mariti fino alla sospensione del conflitto bellico. Ma ancora di più, guidate da una novella ‘capitana’, le donne occupano l’acropoli dove è custodito il tesoro dello Stato per evitare che un nuovo finanziamento possa far continuare la guerra.

“Del resto non sono le donne che custodiscono l’economia domestica?”

Il piano è tosto e per le donne è difficile resistere! Ma non impossibile! La situazione è critica ma l’esercito delle donne otterrà la pace, festeggiata con canti e danze, con un sottofondo musicale arabeggiante, proprio festaiolo.

Lo spettacolo presenta delle sorprese divertenti e funzionali. Ma alcune idee non convincono. Un gruppo di vecchi viene affrontato a secchiate d’acqua. Noiosamente!

Il commissario venuto per sottolineare il potere dei maschi è sbeffeggiato e costretto alla ritirata. Meno male!

L’alleanza delle donne del Peloponneso mostra come un paradosso sia servito per raggiungere uno scopo. La spartana Lampitò (Viola Marietti, convincente e ironica, amabile direi!) afferma che «ci vuole la pace a tutti i costi!». Lei è un personaggio riuscitissimo. Palestratissima. E del resto nella Lisistrata greca si fa ampio riferimento alle abitudini ginniche delle donne spartane.

L’opera è di per sé pura evasione comica, rappresentazione di un mondo alla rovescia dove l’utopia si realizza sulla scena. Ma è anche un manifesto corrosivo e denigratorio contro la classe dirigente e il sistema politico (ateniese). E Solenghi è riuscito nell’intento. Egli è Cinesia, vistosamente eccitato, che con Mirrina (l’elegante Giovanna Di Rauso) danno vita a uno spassosissimo dialogo!

Il tema del carnascialesco, presente nel testo di Aristofane, dà la misura delle cose.

Meravigliosa è la figura di Pedasta “femmina quanto basta” (Massimo Lopez) con un abito laminato – orribile ma necessario! – che interrogata dalle donne che non l’hanno mai vista al grido ripetuto di “Canta! Canta!” Intona My Way di Frank Sinatra. Certo si è preso il rimbrotto di Aristofane in persona, indignato, che lo ha chiamato al cellulare perché voleva conto e ragione sul perché le cose stessero andando così!

Lisistrata è un testo geniale, con un alto valore letterario, che non cede al cattivo gusto. Aristofane sperimentava un linguaggio sempre nuovo, inventato per stupire, colpire, incantare lo spettatore. In scena certamente è stato facile ottenere il favore del pubblico con la creatività linguistica del commediografo greco perché l’enumerazione a tutto tondo dei termini- tanti e fantasiosi – con i quali si definiscono gli attributi maschili e femminili, nonché i verbi che abbondano per indicare l’atto sessuale, fa divertire senza pensare, applaudire a caso, facendo apparire grossolano il testo quando invece non lo é.

La scelta di far parlare i personaggi ora in siciliano, ora in napoletano o in romanesco, o ancora in toscano o in ciociaro, a me sembra disgregante. Forse l’intento era quello di unificare il sentire comune, da nord a sud, da est a ovest, dove tutti proviamo le stesse cose. Forse.

Bellissimo il monologo finale nel quale i pensieri di un bambino sono pensati a voce alta, recitati da Lisistrata concentrata sul presente ma con il cuore nel futuro. Vive la pace ma sarà educato alla guerra. Diverrà guerriero, anche lui abbandonerà la sua donna e i suoi figli, sarà educato a un potere maschile che vige – in virtù di che cosa non si sa- su quello femminile. La pace è una conquista momentanea, importante certo, ma che va custodita e alimentata. Diversamente sarà solamente una fase che precede la guerra.

E questo ancora oggi non lo impariamo. Come le emozioni, che passano ma che vanno custodite e guidate dai sentimenti. Perché essi, emozioni e sentimenti, sono un bene prezioso, che distinguono gli uomini, gli esseri umani dico, dalle bestie.

 

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Tag: lisistrata siracusa lisistrata teatro greco siracusa lisistrata tullio solenghi