Riesi. La storia della Miniera Trabia Tallarità, dopo diverse ricerche e pubblicazioni sull’argomento, continua ad essere oggetto di studio di tanti appassionati di storia e archeologi che provengono da diversi paesi europei per approfondire e conoscere più da vicino la storia della più importante miniera di zolfo d’Europa.
In questi giorni a Sommatino sono arrivati due archeologi dell’Associazione di ricerca francese Srassmf, Laurence Serra, docente di storia e ricercatrice e Patricia Lambert, professoressa di Latino e Greco e archeologa subacquea. “Abbiamo avuto molte difficoltà a raggiungere Sommatino per via delle segnalazioni stradali poco attendibili e per le strada mal ridotte. Appena abbiamo raggiunto il comune, grazie alle indicazioni di un passante siamo riusciti a contattare il sindaco Elisa Carbone” . Quest’ultima ha subito contattato il dirigente capo del Corpo delle Miniere di Caltanissetta, Salvatore Presti, e subito dopo l’assessore Franco La Cagnina del Comune di Riesi per organizzare un incontro immediato al museo “I percorsi delle zolfare”, per presentare a entrambi i comuni nisseni, la loro importante scoperta fatta sulla miniera Trabia Tallarita.
Tutto ha inizio nel 2010, al largo di Frontignon, quando il pescatore subacqueo Raymond Vallon si accorse che nei fondali marini c’erano presenti dei lingotti d’oro. A questo punto si rivolse all’Associazione archeologica subacquea Srassmf spiegando il suo ritrovamento. Dopo diverse immersioni si accorsero che nei fondali c’era un relitto di una nave mercantile che trasportava zolfo. Il pescatore infatti aveva confuso lo zolfo con l’oro per via del suo colore giallastro.
Da quell’anno in poi sono iniziate una serie di ricerche sullo zolfo ritrovato che hanno fatto costatare che il minerale proveniva dalla miniere Trabia Tallarità di Riesi e Sommatino. A tal proposito le due ricercatrice spiegano: “Il pescatore ha trovato senza saperlo una nave da ventidue metri che si chiamava Justine che era partita da Licata con un carico di zolfo consegnato da un certo Luigi Salto. La nave appena arrivò nelle acque francesi al largo del porto di Frontignon, si imbatte in una grossa bufera e per la poca visibilità, la notte del 14 febbraio 1867 la Justine si scontrò con la nave mercantile Olympia che proveniva dalla Grecia che in quel momento stava imbarcando l’acqua.
Il capitano della Justine provo all’ultimo momento a virare la nave ma senza esito; l’impatto fu inevitabile. Consideriamo che in quell’epoca c’erano elevati traffici commerciali di zolfo tra la Sicilia e la Francia, poiché nel 1860 l’agricoltura francese subì un duro colpo a causa dell’oidium, un fungo che avvelenava le viti. Senza il vino, l’economia francese sarebbe stata rovinata. L’agronomo Henrì Mares ebbe l’intuizione di utilizzare lo zolfo per debellare questo parassita della vite. E fu così che venne salvata l’agricoltura francese e per questo gli è stata concessa la legione d’onore. Grazie alla crisi economica agricola della Francia, l’economia siciliana era riuscita a ripartire.
Inoltre in quel periodo la Francia aveva stipulato un accordo commerciale con gli Stati Uniti d’America, per la vendita del vino. Nel 2018 – spiegano – abbiamo ritrovato un articolo di giornale del 1871, negli archivi della Biblioteca di Frontignon, dove c’era scritto che nella costa di Frontignon, la notte del 9 novembre 1871 era affondata la nave San Michele Arcangelo che proveniva da Girgenti. Per trovare questa ultima nave mercatile abbiamo avuto molte difficoltà a causa dalla sabbia che ricopriva il relitto. A quel punto abbiamo utilizzato il radar che ci ha permesso dopo diversi mesi di ricerche di individuare il relitto”.
La vicenda di queste tra navi inizierà ad essere oggetto studio dello stesso Corpo delle Miniere di Caltanissetta che si è ripromessa di compiere ulteriori ricerche e approfondimenti nei loro archivi per aiutare ad integrare le ricerche delle due archeologhe francesi.