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«Quel relitto non è il Terni», da riscrivere la storia della nave affondata al largo di Capo Mulini nel ’43

Di Redazione |

I fondali marini della Sicilia sono luoghi carichi di storia e di bellezze che attirano ogni anno migliaia di appassionati. L’immutabile fascino dell’immersione nel profondo blu dove il mare è fonte di ricchezza, di unione, di scoperta e di aggregazione. Un relitto, in particolare, attira l’attenzione di moltissimi appassionati e si trova ad una profondità variabile, tra i 35 ed i 40 metri, nei pressi di Capo Mulini, frazione di Acireale, in provincia di Catania.

Per molti si tratterebbe del “Terni”, ovvero la nave mercantile della Regia Marina affondata da un sommergibile inglese nel giugno del ’43. Studi recenti, però, mettono in dubbio la reale identità dell’imbarcazione italiana. «Dai vari elementi rivelati non si dovrebbe trattare del “Terni”- spiega l’istruttore subacqueo Mario Gangi -. Secondo alcuni dati raccolti, infatti, la nave nel ’43 fu colpita da tre siluri a 7 miglia nautiche da Capo Mulini cioè nelle vicinanze del Faro Biscari a Catania».

Il relitto è diventato un habitat ideale per la fauna marina e oggetto di tanti documentari ma quale sia la sua reale identità per molti resta ancora un mistero. “Qualcuno lo chiama “U vapuri di Santa Caterina”- prosegue Gangi- oggi la nave è interdetta ma, dalle immersioni che stiamo effettuando, è possibile pensare che potrebbe trattarsi di una carboniera”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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