PALERMO – «Io oggi devo andare in culo ai Tribunale Fallimentare, al Tribunale imprese dì Palermo, per essere chiari, e quindi siccome abbiamo tempi ristretti e questa relazione che non è altro che un’anticipazione o un primo flash del piano, va bene…», diceva, non sapendo di essere intercettato, Salvatore Tuttolomondo, imprenditore che insieme al fratello Walter rilevò da Maurizio Zamparini la società calcistica Us Città di Palermo.
Secondo il gip, che ha accolto la richiesta di arresto dei due fratelli per bancarotta fraudolenta, Tuttolomondo avrebbero svuotato le casse della vecchia società, che stava per essere dichiarata fallita, sottraendo denaro ai creditori. Il crack della Us Città di Palermo venne dichiarato dal tribunale nel 2019.
«Appare assai probabile che ciò che gli indagati hanno compiuto sul Palermo Calcio, – scrive il gip prospettando che i due indagati possano reiterare il reato – ossia cercar di acquisire con pochi soldi una società prossima al dissesto finanziario per cannibalizzarne ogni residua risorsa, possa essere realizzato anche ai danni di altre società».
«Le modalità dell’azione realizzata dagli indagati – spiega il giudice – denota, innanzitutto, un vero e proprio metodo criminale fondato sulle competenze societarie dei Tuttolomondo e del loro entourage. L’utilizzo di crediti Iva inesistenti da portare in compensazione fiscale, costituisce evidentemente una prassi (posta in essere con il fittizio credito della Tecnosystem, poi nuovamente con il credito della Group Itec) che risulta sperimentata anche per altre società del Gruppo Atkus».
Secondo il giudice, Salvatore Tuttolomondo «ha chiaramente manifestato una personalità criminale preoccupante per la padronanza tecnica in materia societaria unita a singolare scaltrezza, capace di radunare una serie di soggetti pronti a mettere a disposizione le loro professionalità per raggiungere le finalità illecite, se del caso con mistificazioni della realtà negoziale e accorgimenti giuridici distorti rispetto alle reali premesse».