CATANIA – Il Bellini “esorcizza” la paura del Coronavirus, almeno per una sera. È tempo di vivere il teatro, alla sua prima, in uno spazio cristallizzato.
Sono le 19,30 quando iniziano ad arrivare i primi ospiti per la Prima della “Carmen”, opera di Georges Bizet che inaugura la stagione lirica al teatro Massimo Bellini di Catania. Nell’attesa di intravedere un volto amico, stanno seduti al botteghino. A fare il primo ingresso è Caterina Andò, responsabile della comunicazione del teatro, che ricambia l’affetto di quanti ne apprezzano bontà e sofisticatezza. Proprio come l’abito monospalla Versace che ha scelto di indossare: mamma Pina glielo regalò per i diciotto anni. Adesso che di anni ne sono passati un po’, è un vanto poterlo rindossare. A intrufolarsi con savoir faire nei discorsi di donne è l’avvocato e imprenditore Carmelo Schilirò, che prima dà la mano e poi precisa di avere fatto un’eccezione per l’amica Caterina perché «ormai si evita qualsiasi ipotetico contatto…».
Dal botteghino al foyer del primo ordine il passo è corto. «Quest’anno avremo una stagione meravigliosa», dice un’amica impettita in un abito chiffon giallo ocra all’altra, più sobria. E incalza: «A proposito, tua sorella viene o no?». La risposta «Non saprei… Era un po’ influenzata» mette in fuga la “commare” di giallo vestita che si defila.
Ma the show must go on. Al Bellini fanno ingresso paillettes e pellicce, ma anche piumini e cappotti. Gli uomini in abito rigorosamente scuro e le donne in lungo e longuette, così come suggerito dalla stilista catanese Mariella Gennarino. Anche lei si intrattiene nel foyer e sfoggia un abito rosa cipria lungo fino alla caviglia, con scarpa in vista «Le mise delle donne? In molte – commenta – hanno seguito l’indicazione del lungo. Ma la moglie del sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano è meravigliosa: Lisa indossa colori che annunciano la primavera, con estro ed eleganza». La Gennarino, però, non saluta con baci e abbracci perché «vengo da Milano… sa… il Coronavirus… », fatta eccezione per il sovrintendente, a cui non nega una stretta di mano.
A stigmatizzare il virus, però, ci pensa la “coppia” sindaco-assessore, rispettivamente Salvo Pogliese e Barbara Mirabella, che accompagnati l’uno dalla moglie Letizia Santonocito e l’altra dalla mamma Angela Aloisi, non temono alcun “untore” e baciano e abbracciano tutti.
E non mancano pure episodi da “liscia catanese”. «Salutiamoci coronamente», dice con tono ironico un signorotto rivolto a quanti gli vanno incontro, ma “appremurato” a tenere le mani ben strette dietro la schiena. Quando nel foyer fa ingresso l’attrice Guia Jelo, il terrore del contagio scompare di nuovo. Ed è subito abbraccio di comitiva per la foto di rito.
Sono le 20,42 e in teatro le luci si spengono, il sipario si alza. Sul palco la prima della “Carmen” di Bizet, che si contende la scena al secondo foyer con la prima prestazione pubblica degli studenti dell’alberghiero “Pestalozzi” di Librino, che tra selfie, baci e abbracci non temono di certo alcun contagio.