BRUXELLES – per ricomporre il puzzle del nord del Kosovo andato in frantumi alla fine del mese scorso, quando il Paese è precipitato in una delle più gravi crisi del dopoguerra. La sola cosa su cui i leader di Serbia e Kosovo hanno convenuto durante la , è stato lo svolgimento di elezioni anticipate nelle quattro municipalità del , a maggioranza serba, da cui è partita la scintilla che ha fatto divampare l’incendio.”Qui è il cuore del problema e il cuore della soluzione” ha spiegato l’alto rappresentante Ue, , al termine degli incontri, ribadendo la necessità di una al processo elettorale. Sono state discusse le modalità con cui indire nuove elezioni, ha aggiunto, ammettendo tuttavia che “non siamo ancora a quel punto”. tra il presidente serbo, Aleksandar Vucic, e il premier del Kosovo, Albin Kurti, che hanno persino rifiutato di parlarsi a quattr’occhi. “Il dialogo è importante per il superamento dei problemi, ma al momento non vedo alcun motivo di parlare con Kurti” ha detto Vucic al termine della riunione, bollando come senza senso i colloqui con il premier kosovaro. è stato il bilancio negativo sulla crisi tracciato da Vucic, che ha detto di non poter confermare che “ci siano delle linee guida” verso una de-escalation. La crisi era scoppiata con l’insediamento in tre comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo – Leposavic, Zubin Potok e Zvecan – di sindaci di etnia albanese e di un sindaco di etnia bosniaca a Mitrovica nord, espressione di un . L’escalation, culminata negli scontri di Zvecan con il era rimasta in stand by per dar tempo alla diplomazia di trovare una soluzione per superare lo stallo e ritornare al dialogo e in particolare all’attuazione dell’intesa raggiunta nella cittadina macedone di Ohrid il 19 marzo per normalizzare le relazioni tra i due Paesi., con l’arresto – per Pristina un sequestro compiuto sul proprio territorio – di tre agenti di polizia del Kosovo da parte delle forze di sicurezza serbe. A questo proposito Borrell ha chiesto dei tre agenti, sottolineando come “l’arresto arbitrario e ingiusto o il maltrattamento dei prigionieri” sia “del tutto inaccettabile”. “Abbiamo identificato possibili vie da seguire, ma entrambe le parti devono rispettare i loro obblighi” è stata l’amara conclusione di Borrell. La prospettiva di una de-escalation immediata sembra ancora molto lontana.