PRIMOPIANO
Veicoli a emissioni zero, l’Ue si prepara per la rivoluzione
Con l’Ue che si appresta ad andare verso lo stop alla vendita di auto benzina e diesel dal 2035, .Per l’Italia la spinta ai veicoli elettrici porterebbe grandi benefici: il nostro paese detiene infatti il record nero di morti premature dovute al diossido di azoto (NO2): 10,640 nel 2019, stando all’Agenzia europea dell’ambiente. Inoltre, Cremona e Vicenza sono tra le cinque città europee con i più alti livelli di inquinamento da particolato sottile (PM2.5). Ed è di poche settimane fa la sentenza della Corte di Giustizia Ue che dichiarava il mancato rispetto, “sistematico e continuativo”, del valore limite annuale fissato per il biossido d’azoto e la mancata adozione di misure per prevenire il problema. Tra le zone citate dalla Corte, gli agglomerati di Torino, Brescia, Milano, Bergamo, Genova, Roma e Firenze.Ma i trasporti sono un settore chiave anche per la transizione verde, perché i consumatori possono fare una grande differenza. Ora come ora almeno il 25% di tutti i gas serra in Europa proviene dai trasporti. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, l’Ue ha preparato il pacchetto Fit for 55 che – tra le altre cose – prevede che nel 2030 le case automobilistiche debbano ridurre le emissioni delle auto nuove del 55% e nel 2035 del 100%.Esistono tre tipi di veicoli elettrificati: ibridi, dove un motore a benzina o diesel funziona in combinazione con un motore elettrico; ibridi plug-in, che dispongono di una batteria elettrica molto più grande; e completamente elettrici, messi in moto dall’elettricità immagazzinata nelle batterie di bordo. I veicoli elettrici migliorano la qualità dell’aria perché hanno emissioni inferiori, ma tutti hanno un’impronta di carbonio se non altro legata al processo di produzione e a quello di riciclo dei materiali. In questo senso, il nuovo regolamento dell’Unione europea sulle batterie dovrebbe garantirne la sostenibilità sociale e ambientale.Secondo un recente studio commissionato da T&E a Bloomberg New Energy Finance, la parità di costo di produzione tra un veicolo elettrico e uno tradizionale sarà raggiunta intorno al 2026 per la gran parte dei segmenti. Inoltre, agevolazioni fiscali, schemi di rottamazione e sussidi rendono l’acquisto più conveniente. Complice l’abbassamento dei costi, c’è stato infatti un forte aumento delle immatricolazioni di veicoli elettrici negli ultimi anni. In Italia, le immatricolazioni di veicoli elettrici nel 2021 sono state 137.283 (oltre il 9% delle vendite totali).Attualmente ci sono 225.000 punti di ricarica in tutta Europa, secondo l’Associazione europea dei produttori di automobili (ACEA), un numero ancora lontano dall’obiettivo del Green Deal europeo di 1 milione di punti di ricarica entro il 2025 e 3,5 milioni entro il 2030. Ma, secondo i dati dell’associazione Motus-E, nel 2021 i punti di ricarica in Italia sono aumentati del 35% rispetto al 2020: al 31 dicembre 2021 risultano installati 26.024 punti di ricarica e 13.233 infrastrutture (stazioni o colonnine) in 10.503 luoghi accessibili al pubblico. A livello locale, la Lombardia contava 4.542 punti di ricarica per veicoli elettrici nel 2021 (più del 17% del totale nazionale).L’Unione Europea ha creato la European Battery Alliance (Eba) nel 2017 per produrre le batterie agli ioni di litio che alimenteranno la transizione dai combustibili fossili ai veicoli elettrici. Attualmente ci sono sei gigafactory che operano nell’Ue e altre 30 sono previste per il 2025-2030. Attualmente, l’Europa segue la Cina nella produzione di queste batterie, con il blocco che rappresenta solo l’8% della produzione globale. I nuovi stabilimenti contribuiranno a decuplicare la capacità di produzione (da 62 GWh a 664 GWh) entro il 2030. L’Italia dovrebbe avere almeno tre gigafactory entro la stessa data: FAAM / FIB, ACC Italy e ITALVOLT (per un totale di 94 GWh). Sono dati che dimostrano come la rivoluzione dei trasporti sia appena iniziata, ma anche inevitabile per proteggere i cittadini e il pianeta.