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Ue: Italia solo 23/a su 28 per uso fondi strutturali

Di Redazione |

BRUXELLES – L’Italia è sestultima nella Ue per utilizzo dei fondi strutturali europei. Con una quota del 37%, il nostro Paese è il secondo beneficiario in Europa dei fondi ma è soltanto al 23/o posto su 28 stati membri per tasso d’impegno dei finanziamenti in progetti già selezionati. Fa meglio la Polonia (40%), di gran lunga il primo beneficiario europeo, mentre dietro l’ Italia si trovano Spagna (24%) e Romania (26%), rispettivamente terzo e quarto maggiori beneficiari.

 

I dati sono aggiornati a fine ottobre e sono stati resi noti in occasione della pubblicazione dalla prima relazione della Commissione Ue sull’uso dei 5 fondi strutturali europei (Fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca e fondo sociale). Per l’Italia, che nel settennato 2014-2020 può contare su 73,67 mld (42,67 provenienti dal bilancio Ue), il 37% dei fondi impegnati equivalgono a 27,103 mld di euro, ma solo 2,45 mld di questi (3% del totale) sono già stati spesi.

 

Il processo di utilizzo dei fondi europei per il settennato in corso, 2014-2020, è “sulla buona strada”. A fine ottobre, poco meno della metà dei fondi strutturali europei, circa il 44%, sono stati impegnati in progetti già selezionati in tutta Europa, per un totale di 278 mld di euro (cofinanziamento nazionale compreso). È quanto emerge dalla prima relazione della Commissione Ue sull’uso dei 5 fondi strutturali europei (Fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca e fondo sociale) che utilizza dati aggiornati a fine ottobre.

 

La relazione della Commissione mostra anche che entro dicembre 2016, a tre anni dall’inizio dell’attuale periodo di programmazione che nel bilancio Ue vale 454 mld (638 mld aggiungendo il contributo degli Stati), sono stati selezionati circa 2 milioni di progetti, sono state supportate 793.490 imprese, 7,8 milioni di persone sono state aiutate a trovare un impiego o a intraprendere percorsi di formazione, e il 20% del totale della superficie coltivabile europea è stata oggetto di politiche a favore del clima, dell’ambiente e della biodiversità. Dal documento emerge anche una vistosa accelerazione nell’ultimo anno sia dal punto di vista della selezione dei progetti (a fine 2016 era al 28,4%) sia da quello dei pagamenti dell’Ue agli Stati membri, che è passato dal 9% al 13%.

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