BRUXELLES – Sim preimpostate con servizi già preattivati, come era stato il caso di quelle Wind e Vodafone, costituiscono una “pratica sleale”, in particolare “aggressiva”, in materia di concorrenza, in quanto costituiscono una “fornitura non richiesta”. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue, a cui si è rivolto il Consiglio di stato per sapere se si trattasse di una violazione delle norme Ue sulla concorrenza o di quelle sulle telecomunicazioni relative al servizio universale. Secondo i giudici di Lussemburgo, l’autorità responsabile per trattare il caso è quindi il garante per la concorrenza Agcm e non l’Agcom.
Il ragionamento seguito dalla Corte è infatti il seguente: quando il consumatore non è stato informato né dei costi dei servizi né tantomeno della loro preimpostazione e previa attivazione sulla carta sim che ha acquistato, “non si può ritenere che abbia liberamente scelto la fornitura di tali servizi”. E, anche se non c’è contrasto sui diritti degli utenti finali tra la direttiva sulle pratiche commerciali sleali e quella sul servizio universale tlc, l’autorità nazionale competente è quindi l’Antitrust. Era stata infatti giustamente l’Agcm a multare Vodafone e Wind nel 2012.