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Qatargate: secondo la Corte di Milano per Bellini atti d’accusa “molto vaghi”

Di Redazione |

MILANO – Gli atti d’accusa con i quali i magistrati belgi hanno chiesto la consegna, attraverso un mandato d’arresto europeo, di Monica Rossana Bellini, la commercialista di Antonio Panzeri, nell’inchiesta sul Qatargate, e gli stessi giudici di Bruxelles, di fronte alle richieste di chiarimenti dei magistrati milanesi, hanno opposto un “persistente silenzio”. Si tratta di un passaggio delle motivazioni, lette in aula dal giudice della , con cui è stata rifiutata la consegna della professionista accusata di riciclaggio, corruzione e associazione a delinquere nell’indagine belga.In questi mesi davanti alla Corte d’Appello di Milano si sono tenute almeno cinque udienze sul caso di Bellini e i magistrati belgi non hanno mai risposto alle richieste di chiarimenti inoltrate dai giudici milanesi sulla finalità della consegna. Tanto che lo stesso sostituto procuratore generale di Milano Simonetta Bellaviti stamani, oltre a una nuova richiesta di rinvio dell’udienza, in attesa di informazioni più chiare dal Belgio, aveva chiesto nel merito.E gli stessi giudici, accogliendo l’istanza dei difensori, tra cui il legale Franca De Candia, dopo una breve udienza di discussione, hanno deciso nel merito, , che torna pienamente libera, e trasmettendo la loro sentenza al Ministero della Giustizia.Bellini aveva passato una notte a San Vittore, dopo l’arresto a gennaio nel Milanese su mandato del Belgio, e circa due settimane ai domiciliari, prima che anche questa misura le fosse revocata dalla Corte. La commercialista, – ossia le presunte tangenti – .Sarebbe stata Bellini, su input di Panzeri (come ha dichiarato l’ex collaboratore Francesco Giorgi), . Nei giorni scorsi, dopo un incontro il 14 aprile tra inquirenti belgi e milanesi, da Bruxelles sono stati trasmessi degli atti ai magistrati milanesi che riguarderebbero fatti specifici su cui la Procura di Milano può indagare in autonomia, a prescindere dall’inchiesta avviata in Belgio.Da qui l’iscrizione anche a Milano di Bellini con l’ipotesi di riciclaggio. L’indagine riguarda in particolare circa 300mila euro arrivati alla Equality, società prima partecipata dalla commercialista e dal fratello e dal padre di Giorgi, , Manfred Forte e Dario Scola, anche loro indagati a Milano.

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