BRUXELLES – Ricollocamenti dei migranti non obbligatori e non automatici. E’ uno degli scenari su cui si sta muovendo la presidenza bulgara di turno del Consiglio Ue, nel tentativo di portare a casa la riforma del regolamento di Dublino entro la fine del proprio mandato, riuscendo così dove i predecessori non ce l’hanno fatta. Il premier bulgaro Boiko Borissov parlerà dei progressi fatti ai leader europei al vertice di domani, ma non sono previste discussioni sul punto.
Secondo fonti Ue, la tessitura del testo, iniziata a metà gennaio, è affidata agli ‘Amici della presidenza per il Comitato strategico su migrazione, frontiere e asilo (SCIFA)’, uno speciale gruppo, che si riunisce due volte al mese, in cui sono rappresentati tutti i 28. Il lavoro, in cui sono confluite le esperienze delle presidenze maltese, slovacca, ed estone, ha prodotto una ‘bozza zero’, portata alla valutazione dello SCIFA (tecnici) una settimana fa. La speranza è di poter discutere del testo a livello ministeriale, prima di portarlo al summit dei leader Ue, di maggio, a Sofia, per chiuderlo a giugno.
Tra le ipotesi al vaglio, quella del livello di ‘crisi uno’, in cui lo Stato membro si trova ad accogliere il 100% in più della sua ‘giusta quota’, ed in cui scattano una serie di misure, dal supporto finanziario, al sostegno rafforzato di Frontex. In pratica, in questa fase vengono messi in campo tutti gli strumenti auspicati dai quattro Paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) lo zoccolo duro contrario ai ricollocamenti.
Se tuttavia le misure non dovessero essere sufficienti ad arginare la crisi, si potrebbe fare ricorso ad altri meccanismi come i ‘resettlement’ e le ‘relocation’, su proposta della Commissione, ma con una decisione finale del Consiglio, senza cioè meccanismi automatici.
Secondo le fonti, attorno al tavolo dei negoziati, si riscontra una certa flessibilità, desiderio di avanzare sul dossier, ed una chiara presa di coscienza della necessità di riformare il regolamento di Dublino, prima che vi sia una nuova crisi migratoria, anche alla luce del risultato delle elezioni italiane.
Ci si aspetta che a sbloccare la situazione possano essere anche le elezioni in Ungheria, previste per l’8 aprile. Tra i punti, la necessità di mettere insieme una posizione non troppo distante da quella emersa dal Parlamento europeo, per evitare che il dossier si areni di nuovo nelle trattative tra istituzioni Ue (triloghi).