PRAGA – Ha vinto la battaglia, ma potrebbe perdere la guerra. È questo il paradosso del risultato delle presidenziali di sabato in Repubblica Ceca, che hanno visto affermarsi con netto distacco il presidente uscente Milos Zeman. Il principale sostenitore del premier in pectore Babis non ha però raggiunto la maggioranza assoluta e dovrà andare al ballottaggio fra 15 giorni, con lo scienziato europeista Jiri Drahos. E stando ai sondaggi questa seconda partita potrebbe perderla.
Se vincesse Drahos, un nuovo punto di riferimento morale dell’elettorato ceco, anche il miliardario Babis potrebbe avere dei problemi. Zeman ha ottenuto il 38,6% dei voti, mentre Drahos solo il 26,6%. Nonostante ciò, gli esperti sottolineano che Zeman non avrà altri voti a disposizione, mentre su Drahos dovrebbero confluire i consensi di chi al primo turno ha votato contro di lui. L’appoggio a questo professore di chimica, che a 68 anni è un nuovo volto della scena politica ceca, è stato già garantito dai quattro candidati sconfitti, che insieme hanno ottenuto un terzo dei voti. Il ballottaggio del 26 e del 27 gennaio sarà quindi uno scontro avvincente.
“Andiamo in finale. Ora mi chiedo con chi. Se con Milos Zeman o con i suoi collaboratori” ha detto Drahos, alludendo all’assenza del presidente uscente ai dibattiti televisivi in vista del primo turno. “Vorrei discutere con Zeman faccia a faccia”, lo ha sfidato. Ex direttore dell’Accademia delle scienze (Csav), è stato alla guida dell’istituto per otto anni. Drahos è europeista, favorevole all’adozione della moneta europea, contrario all’uscita dalla Nato. Rifiuta però le quote dei migranti, e vede la soluzione dell’emergenza nell’aiuto nei luoghi in crisi. Molti vedono in lui una nuova autorità morale, simile a quella di Vaclav Havel. “Possiamo aspettarci molte cose”, ha aggiunto poi alludendo ai colpi bassi subiti dall’aristocratico Karel Schwarzenberg al ballottaggio del 2013. Drahos ha quindi invitato a votare per lui tutti coloro che vogliono un cambiamento.
“Non ho mai avuto paura di partecipare a svariati dibattiti. Sono giovane, pieno di forze e di energia e volentieri accetto l’invito a partecipare ai duelli con Jiri Drahos”, ha replicato Zeman, che fino ad oggi non ha partecipato a nessun dibattito elettorale ed ha sempre detto di non aver bisogno di fare campagna elettorale. L’elezione presidenziale diretta, la seconda nella storia della Repubblica Ceca, è ritenuta un vero e proprio referendum su di lui.
Il 74enne che partecipò alla trasformazione democratica del paese nel 1989, un tempo eurofederalista, e che eletto presidente nel 2013, a differenza del suo predecessore euroscettico Vaclav Klaus, ha issato al Castello di Praga la bandiera europea, ha presto deluso molti suoi ammiratori con atteggiamenti filorussi e filocinesi. Il vizio dell’alcol, il linguaggio volgare e gli insulti contro chi sostiene opinioni diverse dalla sua contribuiscono alla insoddisfazione dei suoi ex seguaci. A questo si aggiunge adesso il sostegno senza riserve concesso al miliardario Andrej Babis, che Zeman ha nominato premier, nonostante le grane giudiziarie che pesano su di lui. “Se sarò presidente non permetterò a Babis di governare il paese”, ha dichiarato invece tempo fa Drahos.